manovre nel centrosinistra
Centrosinistra, chi Sala... e chi scende. Prodi spinge Ruffini. Via al piano anti Schlein
La linea è tracciata, nonostante i passi falsi degli esordi. Lo spartito è sempre quello del regista in ombra, Romano Prodi, che pubblicamente nega il suo ruolo, ma che tra "le righe" imprime il senso di marcia. Il Professore pensa che il Pd di Elly Schlein sia troppo sbilanciato a sinistra e che in questo modo non attiri il voto cattolico ed in generale quello moderato. C’è bisogno di una "zeppa", come quella che ha fatto emergere Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore della Agenzia delle Entrate che si intesterà il progetto della nuova Margherita.
Che sia lui e non il sindaco di Milano ad avere più chance di vincere il concorso da federatore è fuor di dubbio. Più solida la squadra degli sponsor, a partire certo dall’ex Presidente della commissione europea, nomi influenti di apparati dello Stato, uniti da un’appartenenza incrollabile alla sinistra democristiana. Insieme a loro un maestro riconosciuto: padre Francesco Occhetta, il gesuita che l’anno scorso, in tempi non sospetti, scriveva: «nella stagione dei populismi la sfida per i credenti è giocare il ruolo di mediatori esperti in discernimento, capaci di prendere decisioni».
Un’area che in partenza può contare su un nutrito gruppo di parlamentari non di prima fila del Pd e sulla tacita benevolenza di Dario Franceschini e di Goffredo Bettini. Quanto ad Elly Schlein, dovrà farsene una ragione: «Tu con i tuoi fai la sinistra, noi facciamo il centro», per dire ognuno resti a casa propria, «non ti intromettere», poi si vedrà chi potrà fare il leader dello schieramento che si contrapporrà a quello di Giorgia Meloni. E, rigorosamente a bassa voce, ovvero nei conciliaboli privati, ancora una volta è Romano Prodi a spiegare che ‘non potrà che essere un cattolico a fronteggiare il centrodestra’, come capitò a lui nel 1996.
Il piano è abbastanza definito, ma non mancano i problemi. A partire dall’inesperienza del "testimonial", Ernesto Maria Ruffini, che in una settimana ha rischiato di bruciare il lavoro fatto da mesi: dimissioni improvvisate dall’Agenzia delle entrate, l’intervista al Corriere della Sera considerata troppo "aleatoria". Insomma non ha il passo giusto, ha ancora qualche mese per studiare (l’idea è di tornare a farlo girare nei primi mesi del prossimo anno). Intanto nelle retrovie cominciano i provini per assegnare i ruoli in campo. E Matteo Renzi vuole esserci, scontato che ribadisca il suo no a Beppe Sala. Il senatore sa che il "mondo" che sostiene Mr Fisco è molto più determinato, se deve scommettere un chip sul federatore che riuscirà a far partire la nuova creatura moderata, le sue simpatie vanno a Ruffini. Anche in virtù di un antico rapporto, il tributarista è stato una giovane promessa della "cantera" della Leopolda, fu proprio il senatore fiorentino a portarlo alla presidenza di Equitalia nel 2015.
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Il rottamatore dovrà riuscire a convincere Prodi, che implicitamente anche nel recente libro scritto a quattro mani con il giornalista Massimo Giannini, gli ha chiesto di pentirsi del passato e di promettere di non cadere più in errore. Nel 2025, la Margherita in fieri dovrà allargarsi ad esponenti laici e partitini della galassia liberale, per stemperare il fronte imprinting cattolico. E riuscire nell’impresa di detronizzare Elly.