dopo la sentenza

Salvini attacca: "Conte smemorato". Ma Giuseppi insiste: "Violato il diritto"

Edoardo Sirignano

«Dello smemorato Conte mi interessa poco». Il giorno dopo l’assoluzione Salvini si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Prende le distanze da quei 5 Stelle, che, pur avendo condiviso con lui più di qualche decisione, comprese quelle sui migranti, lo hanno condannato prima dei giudici. «A differenza di altri – rimarca – non sono abituato a fuggire dalle mie responsabilità. Ci metto la faccia. Non sono abituato a cercare capri espiatori o colpevoli». Nel suo primo confronto con chi lo ha difeso, oltre a scagliare dardiverso i soliti «intellettualoni di sinistra», che a suo parere hanno raccontato «sciocchezze», chiarisce come tra quelli che «hanno voluto il suo male», ci siano soprattutto quegli ex alleati che prima hanno condiviso una linea e poi ,tutto aun tratto, l’hanno abbandonata. Atali accuse, però, non ci sta il presidente del M5S: «Non consento a nessuno di scherzare, ci ho sempre messo la faccia». E insiste: «La condotta di Salvini viola le convenzioni internazionali. Parliamo di situazione critica, considerando i minori a bordo».

 

  

 

Detto ciò, i verdi capitolini non rinunciano alla festa per l’assoluzione. «Quella di venerdì – spiega- è una bella giornata per l’Italia, per chi ha sempre mantenuto le promesse. Per l’Italia un’eventuale mia condanna sarebbe stato un disastro e avrebbe significato che gli scafisti di tutto il mondo avrebbero saputo dove portare i loro loschi traffici». Una cosa è certa, quanto deciso dai giudici non frena l’attività di una forza che non intende mollare di un centimetro. Neanche di fronte a quel codice della strada, che ha sollevato qualche polemica. «Adesso – dice, rivolgendosi ai romani Claudio Durigon e Simonetta Matone–dobbiamo vincere solo a Roma». A seguire il tradizionale scambio di auguri, gli immancabili selfie e la foto con alcuni ragazzi, giunti a Largo Argentina, per manifestargli piena solidarietà, con tanto di striscione «il fatto non sussiste». Matteo spiega a chi lo ha accolto come ha sempre svolto soltanto il proprio dovere, come dovrebbe fare qualunque ministro. A chi, però, lo provoca, parlando di avvicendamento al Viminale, chiarisce come per lui Piantedosi «è un amico, anzi un fratello». È, dunque, impossibile che corra per sostituirlo.

 

 

Una battaglia su cui il numero uno della Lega certamente non mollerà è quella relativa alla tanto discussa riforma della giustizia. «È urgente», sottolinea. «La separazione delle carriere ci riporterà alla normalità. Decine di migliaia di italiani ingiustamente sotto processo». Non a caso, tra le prima chiamate dopo la sentenza c’è quella di Piersilvio Berlusconi, che, come rivelano da via Bellerio, gli ha ricordatole tante battaglie del padre per quella che, per il centrodestra, era la priorità delle priorità. Salvini, intanto, può ritenersi soddisfatto per un’ondata di solidarietà che va oltre i tradizionali steccati partitici: «Sono tanti i messaggi di politici di sinistra, sindaci, governatori, parlamentari ed ex ministri, che ho ricevuto». Un sostegno trasversale verso Matteo arriva sia dall’Italia che dall’estero. Oltre ad Elon Musk, che subito ha esultato per quanto deciso dai magistrati di Palermo, diversi i big della destra continentale a esultare. Basti pensare a Marine Le Pen o Viktor Orban.