la cronistoria

Open Arms, i voltafaccia di Conte&Co e quel rifiuto della Ong di accettare altri porti

Christian Campigli

Uno dei più clamorosi esempi di processo all'azione politica di un ministro. Una vicenda lunga sei anni, durante la quale la pubblica accusa ha cercato di dimostrare l'assurdo, ovvero che Matteo Salvini agisse come una sorta di imperatore romano. Così onnipotente da non dover condividere le proprie scelte né col presidente del Consiglio, Giuseppe Conte né con gli altri membri dell'esecutivo. Dobbiamo fare un salto temporale per ripercorrere i vari passaggi che ci hanno condotto alla sentenza di ieri. E per rammentare, nel dettaglio, il braccio di ferro di 19 giorni tra il Viminale e la nave della ong spagnola Open Arms, che si trovava nel Mediterraneo, con a bordo 147 migranti, soccorsi in tre diversi salvataggi. Nel nostro Paese, dopo le elezioni del 2018, vi era una coalizione ibrida che guidava il governo, quella formata dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle. Il leader del Carroccio era ministro degli Interni e la sua battaglia principale era il contrasto all'immigrazione clandestina. Il 29 luglio 2019 la nave della Ong Open Arms è partita dal porto di Siracusa e il primo agosto, al largo delle coste libiche, ha intercettato un barcone.

 

  

 

 

Sin dal primo momento è sembrato palese come il Pos (place of safety, il porto nel quale dovevano essere sbarcati gli immigrati) spettasse alla Spagna (la nave di Open Arms batteva la bandiera iberica) o a Malta. E non certo all’Italia. Nonostante questa evidenza, il padron della Ong, Oscar Camps, ha più volte fatto orecchie da mercante. Un personaggio controverso, che in molte occasioni ha attaccato frontalmente l'Unione Europea («non fa tutto ciò che dovrebbe per salvare vite umane»), rea (a suo dire) di «star formando cacciatori di migranti attraverso la Guardia Costiera della Libia». È indispensabile rammentare come il capitano della nave, Marc Reig Creus, ha in più occasioni deliberatamente rifiutato il Pos indicato, perdendo tempo prezioso, al solo scopo di far sbarcare gli immigrati in Sicilia. Significativo lo scambio di corrispondenza tra La Valletta e Madrid nei primi giorni dell’agosto 2019 a proposito del Pos: un reciproco palleggio di responsabilità, uno scambio di mail nelle quali non viene mai citata Roma. Il primo agosto il decreto firmato dai ministri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture ha impedito alla Open Arms ingresso, sosta e transito. Il comandante, dopo il primo salvataggio effettuato in zona Sar libica il primo agosto con 55 persone portate a bordo, ne ha accolte altre 69 il 2 agosto. Creus ha deliberatamente scelto l’Italia e ha rifiutato uno sbarco di un gruppo di migranti offerto da Malta, che poi accuserà Open Arms di “bighellonare” per il Mediterraneo.

 

 

 

Non solo. Ha detto no anche al Pos concesso dalla Spagna il 18 agosto e addirittura ha rifiutato l’assistenza offerta dalla Capitaneria di Porto italiana che si era detta disponibile ad accompagnare la nave verso la Spagna, prendendo a bordo alcuni immigrati. In più, la stessa Spagna ha inviato verso Lampedusa l’unità Audaz per dare assistenza alla Open Arms (18 agosto). Due giorni prima, il 16 agosto, Open Arms ha presentato un nuovo esposto alla Procura di Agrigento e il 20 agosto il capo della procura agrigentina, Luigi Patronaggio, è salito a bordo dell'imbarcazione spagnola e ha disposto lo sbarco immediato e il sequestro della nave. Impossibile, in questo racconto, non evidenziare alcuni passaggi squisitamente politici. In questi giorni d'estate, il tema Open Arms era costantemente l'apertura dei telegiornali, sempre nelle prime pagine dei quotidiani, al centro di infuocati dibattiti tra destra e sinistra. Sostenere che Giuseppe Conte, il Primo Ministro, non avesse voce in capitolo in una vicenda così importante è del tutto grottesco. Senza dimenticare come il decreto del 1 agosto venne firmato da Matteo Salvini, Danilo Toninelli (ministro dei Trasporti) ed Elisabetta Trenta (ministro della Difesa). Se esiste un esempio di azione di governo coesa, la gestione della vicenda Open Arms è l'esempio più evidente e fulgido. Con buona pace del leader grillino Giuseppe Conte che, di fronte ai giudici di Palermo ha detto: «Non ho mai detto né sostenuto, internamente o pubblicamente che senza la redistribuzione dei migranti non si potesse concedere il Pos, che era una responsabilità amministrativa del Ministero degli Interni».