Stipendi più alti ai ministri, FI spiazza M5S e Pd: "Giù quelli dei parlamentari"

Edoardo Romagnoli

«Proporrò di equiparare lo stipendio di senatori e deputati a quello dei ministri non eletti in Parlamento. Vediamo se la sosterranno». La proposta è del senatore azzurro Maurizio Gasparri che entra a gamba tesa nella polemica sull’aumento sullo stipendio di ministri e sottosegretari. Una provocazione a cui ha replicato la senatrice grillina Alessandra Maiorino: «Voteremo la sua proposta e gli daremo l’occasione storica di aver fatto finalmente qualcosa di buono per i cittadini». Per stemperare gli animi il ministro della Difesa Guido Crosetto qualche giorno fa è intervenuto su X proponendo, in caso di approvazione dell’emendamento, di far entrare in vigore la norma con il prossimo governo. E ieri ha annunciato di aver «chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche».

 

  

 

 

Da giorni tiene banco il dibattito sull’aumento dello stipendio ai ministri non parlamentari. Ma di cosa si tratta? I relatori del disegno di legge di bilancio 2025 hanno presentato una serie di emendamenti per equiparare non solo l’indennità ma l’intero «trattamento economico» di ministri e sottosegretari di Stato a quello dei parlamentari. I quattro relatori in questione sono: Ylenja Lucaselli (FdI), Silvana Comaroli (Lega), Mauro D’Attis (FI) e Francesco Saverio Romani (Noi Moderati). In pratica i soggetti interessati (18 fra sottosegretari e ministri) passerebbero dagli attuali 5mila euro (l’indennità dei parlamentari) a oltre 12 mila euro (che equivalgono all’indennità più diaria e rimborsi); un aumento di 7mila euro al mese che complessivamente costerebbe 1,3 milioni di euro l’anno alle casse dello Stato.

 

 

 

Una misura contestata duramente dalle opposizioni. In particolare mettono in contrapposizione l’aumento dello stipendio a ministri e sottosegretari con la bocciatura dell’emendamento sul salario minimo (la proposta era di 9 euro l’ora). Per Schlein ««Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l’altra bloccano il salario minimo. Che non si dica che questo Governo non sa scegliere le priorità». Sulla stessa linea anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte: «Ma come fanno a non vergognarsi? Ma in che mondo vivono?». Renzi ha ricordato di quando lui rifiutò di alzarsi lo stipendio quando era premier, «si chiama spreco e io sono contro gli sprechi». L’unica voce fuori dal coro nella minoranza è quella di Carlo Calenda leader di Azione che sui social ha scritto: «È assurdo che un ministro guadagni meno di un parlamentare lavorando di più, avendo più responsabilità e un limite assoluto ad attività lavorative collaterali».