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Atreju, Meloni attacca Schlein, Landini e Prodi: "2025 anno delle riforme"

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Decibel altissimi ad Atreju per l'intervento di chiusura di Giorgia Meloni. Un'ora e passa di intervento ad alta intensità quello della premier e leader di FdI che a seconda dell'argomento modula la voce per essere più incisiva. La difesa a spada tratta, in avvio, è per la sorella Arianna che, sottolinea in maniera ironica, ha "trovato il tempo" per organizzare la kermesse di partito nonostante "la sua foga di dover piazzare amici, parenti e chi non conosce in ogni anfratto dello Stato italiano". Poi ecco le lodi al governo che guida e che andrà avanti anche se "troppi uccelli del malaugurio tifano contro la nazione" e "in molti hanno scommesso sul nostro fallimento ma hanno puntato contro il cavallo sbagliato".

Il prossimo anno, assicura la presidente del Consiglio, sarà quello delle riforme "che spaventano molti, ma sono giuste". E quindi "andremo avanti sul premierato, sull'autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e su quella della giustizia". Nel suo discorso c'è spazio anche per Silvio Berlusconi, "che sarebbe fiero" del fatto che il governo "ha contribuito a creare quasi 1 milione di posti di lavoro in più in appena 2 anni". Uno dei passaggi con i decibel della voce più alti è quello riservato al capitolo migranti. "Abbiate fiducia, i centri in Albania funzioneranno - dichiara Meloni con veemenza - dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano. Funzioneranno perché io voglio combattere la mafia e chiedo a tutto lo Stato italiano e a tutte le persone per bene di aiutarmi a combattere la mafia. Non sono io il nemico, io sono una persona perbene". Che nelle prossime settimane, annuncia, lascerà la guida di Ecr. "Merita di avere un presidente che possa occuparsene a tempo pieno", spiega facendo un endorsement all'ex premier polacco Mateusz Morawiecki, ospite anche lui di Atreju: "Al mio amico Mateusz, grande conservatore, amico dell'Italia e di FdI dico che ti sosterremo in questa battaglia".

Gli attacchi più aspri sferrati dal palco allestito al Circo Massimo sono riservati soprattutto alla segretaria del Pd Elly Schlein, e a quello della Cgil Maurizio Landini, ma a finire nel mirino c'è anche Romano Prodi, 'colpevole' di avere dichiarato che 'l'establishment adora Meloni perché obbedisce'. Parole che la presidente del Consiglio deve essersi segnata su uno dei suoi quaderni e a cui replica davanti a una sala gremita di militanti: "Devo confessare che quando ho letto gli improperi isterici che Prodi mi lancia da gironi ho aperto una bottiglia del mio vino migliore ho brindato alla mia salute. Ogni patriota deve essere fiero di avere gli improperi di Prodi, siamo ancora dalla parte giusta della storia". L'affondo però è successivo: "Voglio dire a Prodi che diverse cose che ha fatto nella sua vita, dalla svendita dell'Iri al modo in cui l'Italia è entrata nell'euro, passando per il ruolo determinate che ha avuto per l'ingresso della Cina nel Wto, dimostrano che di obbedienza se ne intende parecchio. Da persone come lui abbiamo imparato che obbedire non porta bene né alla nazione né all'Europa, e abbiamo fatto una scelta diametralmente opposta".

Il duello a distanza con Schlein, che in mattinata con una nota aveva chiesto alla premier di spiegare "come mai il suo governo ha sperperato 800 milioni di euro di soldi pubblici in Albania per una prigione vuota", tocca ancora una volta il dossier dei fondi per la sanità, con Meloni che ribadisce che "con noi c'è lo stanziamento più alto di sempre. Con quale faccia dicono che non abbiamo fatto bene? La calcolatrice serve a voi". Alla segretaria dem però lancia anche un'altra stoccata: "Noi non abbiamo pregiudizi e non facciamo favoritismi. Il nostro approccio è molto diverso da quello della sinistra. Valutiamo le questioni nel merito, vale per Stellantis come per qualsiasi altra azienda che lavora in Italia. Noi faremo la nostra parte perché quando c'è da difendere lavoratori, occupazione, e crescita ci trovate in prima fila. A noi, perché il Pd non lo abbiamo visto arrivare. A Elly Schlein si inceppa la lingua quando deve dire la parola Stellantis". Parole al vetriolo, infine, sono quelle all'indirizzo di Landini attaccato per "il suo incitamento a una rivolta sociale con toni che non hanno precedenti nella storia del sindacato italiano, toni che se avessimo utilizzato noi sarebbero arrivati i caschi blu dell'Onu", e perché "non fa gli scioperi per aiutare i lavoratori ma per aiutare la sinistra. Solo che da parecchio tempo chi aiuta la sinistra non aiuta i lavoratori".

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