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Trump incoronato dal Time indica Meloni miglior leader Ue. L'asse Italia-Usa

Dario Martini
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Pochi giorni fa la rivista specializzata ed influente Politico, nell’incoronare Giorgia Meloni «persona più potente d’Europa», ha posto l’accento sul suo ruolo nello scacchiere internazionale: «La rielezione di Trump darà alla Meloni ancora più slancio». E ha enfatizzato il suo ottimo rapporto con Elon Musk - ormai braccio destro e voce più ascoltata dal presidente americano - sottolineando come la premier italiana potrà essere l’ago della bilancia nella preziosa opera di mediazione tra Europa e Usa. Questa analisi, suffragata anche dal settimanale britannico Economist, sembra essersi rivelata particolarmente azzeccata, almeno ascoltando le parole pronunciate ieri dal capo di Stato americano: «Giorgia Meloni è una leader e una persona fantastica». L’elogio al presidente del Consiglio è arrivato dal New York Stock Exchange, sede della Borsa a stelle e strisce, dove Trump ha suonato la campanella dell’avvio delle contrattazioni, rispondendo alla giornalista di Cnbc Stefania Spatti. «I love Italy» ha aggiunto. A stretto giro, via Facebook, Meloni ha ringraziato: «Grazie a Donald J.Trump per le belle parole».

 

 

 

Quella che fino a qualche settimana fa sembrava una suggestione, o al massimo una speranza fondata, sta sempre più diventando un’ipotesi concreta. Su entrambe le sponde dell’Atlantico, infatti, cronisti politici, analisti, lobbisti e politici di ogni schieramento stanno prendendo sempre più seriamente la profezia dell’Economist, per cui Meloni farà da «ponte» fra l’Unione europea e la nuova amministrazione americana. Tra l’altro, il presidente eletto degli Stati Uniti ieri è stato nominato «persona dell’anno 2024» dalla rivista Time. Ecco la motivazione: «La rinascita politica di Trump non ha eguali nella storia americana». Il settimanale ripercorre così il suo percorso: «Il suo primo mandato si è concluso in disgrazia, con i suoi tentativi di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 culminati nell’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti». In seguito «è stato evitato dalla maggior parte dei funzionari del partito quando ha annunciato la sua candidatura alla fine del 2022, in mezzo a molteplici indagini penali. Poco più di un anno dopo, Trump ha sbaragliato il campo repubblicano, aggiudicandosi una delle primarie presidenziali più contestate della storia. Ha trascorso sei settimane durante le elezioni generali in un’aula di tribunale di New York City, il primo ex presidente a essere condannato per un crimine, un fatto che ha fatto poco per smorzare il suo sostegno».

 

 

 

Infine, «il proiettile di un assassino gli ha mancato il cranio di meno di un pollice durante un comizio a Butler, in Pennsylvania, a luglio. Nei quattro mesi successivi, ha battuto non uno ma due avversari democratici, ha spazzato via tutti e sette gli stati indecisi ed è diventato il primo repubblicano a vincere il voto popolare in 20 anni. Ha riallineato la politica americana, riorganizzando il partito repubblicano e lasciando i democratici a fare i conti con ciò che è andato storto». Nell’intervista al settimanale Trump si è detto «fortemente in disaccordo con l’invio di missili a centinaia di miglia in Russia. Perché lo stiamo facendo? Stiamo solo intensificando questa guerra e peggiorandola». Ma non è un abbandono per Kiev: il presidente eletto ha specificato che intende usare il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina come leva contro la Russia per negoziare la fine della guerra: «Voglio raggiungere un accordo e l’unico modo per arrivare ad un’intesa è non abbandonare». Nella situazione attuale, in cui Olaf Sholz in Germania va verso la sfiducia e voto a febbraio, ed Emmanuel Macron tira a campare nella ricerca di un nuovo primo ministro, la posizione di Meloni ne esce ulteriormente rafforzata.

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