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M5S, la poltronissima di Conte. Riecco i trombati: da Taverna a Crimi aria di 3° mandato

Edoardo Sirignano
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Addio al Movimento 5 Stelle. La cancellazione del Garante chiude l’era del Vaffa e apre quella del partito di Giuseppe Conte, dove non c’è limite ai mandati. Diversi, quindi, i big del passato che provano a sfruttare il treno dell’ex premier per tornare in quel palazzo, lasciato a malincuore. Da Roberto Fico, che studia da governatore della Campania a Paola Taverna, che spera di tornare a fare presto inciuci in quel Montecitorio, più di qualche grillino della prima ora rinnega il padre in cambio di una poltrona. Le caselle, a prescindere dagli accordi nel campo largo, d’altronde, non sono quelle del 2018. La forbice tra il 9% e il 10% basta solo a garantire il cerchio magico di Conte arrivato alla fine del secondo mandato e qualche “blindato”. Ecco perché i vari Vito Crimi, pur avendo dato un contributo notevole alla vittoria della mozione Giuseppi, vedi strane manovre al pc (fotografate dal Tempo, prima degli scrutini), dovranno sgomitare per un ritorno. A maggior ragione se a contendergli lo scranno ci sono ex ministri o sottosegretari, come Alfonso Bonafede, Fabiana Dadone o Carlo Sibilia.

 

 

Beppe Grillo, pur avendo perso la battaglia del ri-voto, poi, non ha alcuna intenzione di mollare. L’uscita di scena, in pieno stile Truman Show, è solo l’inizio di uno scontro che lascerà morti e feriti. Una scissione o meglio una battaglia legale su logo e cassa certamente non renderà il cammino in discesa per chi dovrà adattarsi a un abito nuovo e difficile da indossare. Il fondatore aveva previsto la sconfitta. Sapeva che l’appello a funghi di Danilo Toninelli, a parte strappare qualche sorriso, non avrebbe portato risultati. Non è da escludere quindi, che, nelle prossime ore, possa arrivare l’ennesimo video al veleno, così come non sono da scartare liste di disturbo, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Il presidente Conte, intanto, non le manda a dire all’ormai ex Elevato, così come non ha paura di confrontarsi con lui, a suon di carte bollate: «Chi si azzarderà a intralciare l’azione politica del M5S troverà una barriera solida, anche legale. Pagherà il risarcimento dei danni». Secondo Giuseppi, non ci saranno scissioni. «Non ne vedo il motivo», riferisce ai seguaci nell’ultima diretta Facebook. Arriva, quindi, un ulteriore stoccata verso chi, fino all’ultimo secondo, ha provato a defenestrarlo: «Sarebbe stato bello avere un Grillo partecipe e pienamente coinvolto nel processo costituente. Si è messo, invece, ai margini. Anziché averlo al nostro fianco, lo abbiamo avuto a scambiare telefonate con Mario Draghi. Adesso, però, guardiamo avanti, quel che è stato è stato».

 

 

Per Stefano Patuanelli, capogruppo in Senato dei gialli, Beppe ha contro l’intera comunità pentastellata. Una posizione su non si ritrovano i figli delle stelle o meglio gli amici di Virginia Raggi, l’ex sindaca di Roma, per cui l’ultima consultazione, o meglio la recente svolta a sinistra, potrebbe rappresentare una chance. Il loro interlocutore, infatti, è quel popolo di astenuti, che non si riconoscerà mai nello schema partitico attuale e che ha sempre manifestato disappunto verso un legale, che nulla ha a che vedere con l’antisistema che doveva aprire il palazzo come una scatoletta di tonno.

 

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