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Musk, i rosiconi del Pd s'inventano l'emendamento anti Elon

Gianni Di Capua
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Perché utilizzare il sistema dei satelliti a bassa quota di Starlink invece di continuare nel programma europeo «GovSatCom»? È questa, in sintesi, la posizione di alcuni senatori del Pd, con primo firmatario Daniele Manca, che hanno presentato un emendamento al Senato per bloccare il rapporto fra il governo italiano e l’azienda di Elon Musk. Il problema secondo la compagine dem sarebbe quello di affidare delle infrastrutture critiche del Paese in mano a un’azienda privata invece di proseguire con il progetto di infrastruttura di comunicazione europea, sicura, condivisa e al riparo da ingerenze esterne. Eppure c’è un dato di fatto incontrovertibile: nessuno in Italia ha la capacità di lanciare satelliti in orbita bassa come Starlink, per adesso nemmeno il progetto europeo «GovSatCom». E proprio per questo nel 2020 l’azienda di Musk venne autorizzata ad operare nel nostro Paese sulla base del vecchio piano strategico BUL (Banda ultra larga) del 2015 per la copertura delle «aree grigie», ossia quelle zone che non possono essere servite dalla tecnologia terrestre della banda larga.

 

 

Nello specifico Starlink è stata autorizzata a utilizzare «alcune porzioni di banda in tre stazioni satellitari terrene», autorizzazione estesa nel 2023 per aumentare la capacità trasmissiva. Quindi Musk già opera con la sua azienda, che conta oltre 6mila satelliti, e in Italia fornisce banda larga a bassa latenza a circa 50mila utenti. Ma per i dem bisogna aspettare lo sviluppo della tecnologia europea, rischiando di perdere il treno, pur di non adottare quella del tycoon di origini sudafricane. Nonostante ci sia in ballo anche il completamento del Pnrr, come si legge anche nel testo dell’emendamento dei dem. «Il sottosegretario all’innovazione tecnologica Butti ha recentemente affermato che Starlink è stata individuata come una possibile soluzione ai gravissimi ritardi nell’attuazione del Piano Italia a 1 Giga, di cui al Pnrr, dal momento che sarebbe in grado dal punto di vista tecnologico di coprire l’intero territorio italiano, anche quello più remoto e inaccessibile per la nostra banda larga, in un arco temporale stimato tra i 6 e i 9 mesi».

 

 

Il vulnus per gli esponenti del Nazareno sarebbe proprio nel mancato controllo del settore delle telecomunicazioni che ha già perso un «pezzo» importante nel recente passaggio da Tim a Fibercop. Non solo, per il Pd ci sarebbe anche un problema di sicurezza nazionale. «L’eventuale combinato disposto dato dall’assegnazione a Starlink della copertura delle aree grigie in relazione al Piano Italia a 1 Giga di cui al Pnrr e della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane, oltre che delle stazioni mobili delle navi satellitari italiane, determinerebbe rischi per la sicurezza nazionale ed europea in ragione del controllo di infrastrutture strategiche da parte di una società estera, controllata da un soggetto che si appresta ad assumere un ruolo di rilievo nell’ambito dell’amministrazione del prossimo mandato presidenziale negli Stati Uniti d’America».

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