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Atreju 2024 si apre con i "non allineati". Bertinotti attacca Stellantis

Edoardo Sirignano
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Una comunità aperta e senza pregiudizi. È lo spirito dell’edizione 2024 di “Atreju – La Via Italiana”, ormai sempre meno evento culturale della destra, ma sempre più festa di un partito nazionale, che trova nella premier Meloni il riferimento indiscusso. «Anche quest’anno – spiegano gli organizzatori – i veri protagonisti sono quei valori, a cui non vogliamo rinunciare e per cui tutti, senza alcuna distinzione di colore, dovremmo batterci». Ad occupare lo speciale villaggio di Natale di 5mila metri quadrati, allestito per l’occasione nella suggestiva cornice del Circo Massimo, infatti, sono soprattutto le famiglie. Neanche una pioggia battente basta a fermare i papà, le mamme e i bambini, arrivati da tutta Italia, per l’accensione dell’albero di luci che sovrasta le tendostrutture in cui si terranno le conferenze. Ad accoglierli l’intera classe dirigente di Fratelli d’Italia, dal responsabile organizzazione del partito Giovanni Donzelli fino ai capigruppo di Camera e Senato Galeazzo Bignami e Lucio Malan. La più fotografa, considerando l’assenza del presidente del Consiglio, è ovviamente Arianna Meloni, sorella di Giorgia e capo della segreteria politica.

 

 

 

Il primo big a intervenire, invece, è Marcello Pera. L’ex presidente del Senato, intervistato da Tommaso Labate, si sofferma, appunto, su quella che è la moderna missione dei conservatori: «Siamo tali – ribadisce – perché le idee ce le facciamo da noi, rifiutandoci a imposizioni calate dall’alto». Il primo vero e proprio confronto, d’altronde, è dedicato agli “uomini non allineati”. Tra questi c’è Fausto Bertinotti, storico segretario di Rifondazione Comunista, che dopo 18 anni, torna alla festa che prende il nome dal protagonista del libro “La Storia Infinita”, impegnato a combattere le forze del nulla. L’ex presidente della Camera, infatti, divide la società tra buoni e cattivi. Tra questi non ci sono coloro che erano l’opposizione ai tempi di Montecitorio, ma realtà industriali come l’ex Fiat, che a suo parere, lottano per concentrare potere e ricchezze nelle mani di pochissimi: «Se un manager guadagna 500 volte più di un operaio si può dire che Olivetti è buono e Stellantis è cattivo? Per me sì». Un appello alla libertà, da quella piccola parte che vuole condizionare l’esistenza dei più, viene lanciato pure da Paolo Bonolis, ospite speciale della prima giornata di Atreju. Anche se prende le distanze da quello che definisce il «politichese», ricordando Berlusconi, che, rivela, gli aveva chiesto di fare il portavoce di Fi, esorta i giovani a non essere «un gregge nelle mani di pochi». 

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