Auto, la finta “rivolta” di Schlein e Conte per ricoprire Stellantis di soldi
Perdersi mai. Che poi per dirla con le strofe di un’altra celebre canzone: «Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano». Come quelli che impegnano Elly e Giuseppi, con l’affidabile supervisione del numero uno della Cgil, per dimenticare i disastri di Stellantis negli stabilimenti italiani, «ci vuole coraggio, e tanto troppo amore». In pratica non disturbare il manovratore, soprattutto se l’autista spericolato è anche l’editore della stampa fiancheggiatrice, e gli amici, come si sa, non vanno mai lasciati soli, soprattutto nel momento del bisogno. Così dopo il lungo sonno di questi anni, il campo largo ha scoperto all’improvviso la crisi delle quattro ruote. Sia il leader del M5S (lunedì) che la segretaria del Pd (venerdì) hanno reagito allo stesso modo: sono andati a Pomigliano ad offrire la solidarietà ai lavoratori (solo alla Trasnova che si occupa di logistica altri 97 licenziati). E ad "abbaiare" a John Elkann, presidente di Stellantis, ed editore dei quotidiani della Gedi (Repubblica e la Stampa), «deve venire subito in Parlamento». I muscoli del viso tesi, la faccia feroce, in buona luce per essere ripresi al meglio dalle telecamere, intanto mica facciamo sul serio. La strada di ritorno (dell’amore) infatti era già stata imboccata, il ricongiungimento prossimo, in largo Fochetti (sede di Repubblica) non si devono preoccupare. Da parte sua, il quotidiano di Elkann toglie la notizia dei licenziamenti dalla prima pagina, ed il pezzo su Pomigliano compare a pagina 30, frattaglie di giornata.
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Il grimaldello sono i fondi per l’auto, che unisce di nuovo la famiglia, Elly Schlein e Giuseppe Conte, una sorta di triangolo indissolubile. Li pretende a gran voce la segretaria del Pd: «Chiediamo che il governo si assuma le sue responsabilità togliendo quell’inutile e dannoso taglio ai 4,6 miliardi di fondi per l’auto - ha detto ancora -, chiedo al governo italiano di battersi insieme a noi per un fondo europeo sull’automotive che ne ha bisogno, altrimenti rischiamo di avere lo smantellamento di una filiera strategica in Italia e in tutta Europa». Un ragionamento, una sorta di bacio Perugina per Stellantis, lo ripete ieri il leader del M5S: «Il Governo sbaglia tantissimo a togliere 4,6 miliardi all'automotive per investire nelle armi. Anche a Bruxelles pensiamo ad un fondo da 500 miliardi, vediamo chi veramente guarda con lungimiranza a proteggere e rilanciare il sistema italiano ed europeo». Guarda caso più o meno lo stesso filo che aveva dipanato Carlos Tavares nella sua ultima uscita italiana (l’11 ottobre di fronte alle commissioni bicamerali riunite): «Servono sussidi ed incentivi per restare in Italia. Non chiediamo soldi per noi, chiediamo aiuto per i vostri cittadini perché possano permettersi di comprare questi veicoli. Il sostegno serve a rendere accessibili agli italiani i nuovi modelli».
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E dire che in una situazione di crisi già acclarata, in quattro anni il gruppo ha distribuito agli azionisti circa 23 miliardi di euro, fra dividendi e riacquisti di azioni proprie. La famiglia Agnelli-Elkann, primo socio di Stellantis con il 14,9% tramite la cassaforte Exor, ha incassato cedole per quasi 3 miliardi. Numeri che stridono con l’amara realtà: il calo dei dipendenti in Italia, passati da poco meno di 53mila alla nascita di Stellantis, nel gennaio 2021, ai quasi di 40mila stimabili a fine anno: per un taglio di un quarto. Ovvero via libera ai dividendi, all’inferno i posti di lavoro. Evidentemente un aspetto secondario per il campo largo, che sembra più preoccupato di ritrovare la sintonia con l’editore. I licenziamenti intanto continuano: «Anche alla Logitech, azienda operante nel perimetro Stellantis nei siti di Piedimonte San Germano (Cassino), Pomigliano d'Arco e Melfi, è stata avviata la procedura di licenziamento collettivo per 101 unità su 115 dipendenti», informa la Fiom. Sempre più difficile per Elly e Giuseppi difendere l’amico in "difficoltà".
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