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Stellantis, l'amnesia di Schlein e Conte: si accorgono solo ora del disastro
Un po’ come in una riedizione di Alice nel Paese delle Meraviglie. Ad Elly però ad un certo punto è toccato abbandonare il suo «bianconiglio» e svegliarsi bruscamente. E scoprire tutto d’un tratto la crisi di Stellantis. Che dal 2021 (anno della sua fondazione) ha perso 12.000 occupati (più altrettanti nell’indotto) nell’assoluto silenzio del Nazareno. Così la prima cosa che ha pensato è stata quella di raggiungere in fretta e furia gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco ed incontrare i lavoratori di Trasnova (azienda che si occupa di logistica in tutti gli stabilimenti del gruppo, che ieri ha licenziato 97 addetti), in presidio permanente da lunedì. Tre di loro hanno anche cercato di avvicinarla, per consegnarle una lettera, una fatica inutile, perché la segretaria aveva i minuti contati. «Volevamo metterla al corrente dicono alle agenzie - che la crisi da noi era evidente da tempo, con la progressiva perdita di commesse». Il sottinteso è: ma voi dove eravate?
È che al Pd non conveniva approfondire l’argomento per mantenere prime pagine «amiche» sui quotidiani della Gedi (Repubblica e Stampa), come sostiene il leader di Azione Carlo Calenda. In pratica uno scambio di favori: tu ignori cosa sta succedendo negli stabilimenti ex Fca, io ti garantisco «buona stampa», e tutti vissero felici e contenti (tranne i lavoratori). Arrivata in ritardo (anche rispetto a Giuseppe Conte che era qui lunedì scorso) l’Alice del Nazareno, viste le circostanze, ha dovuto fare la voce grossa: «Se salta l’indotto salta tutto. Abbiamo il timore che questo sia un antipasto che colpisce prima l'indotto per poi vedere chiudere la produzione in questo Paese. Non lo possiamo permettere». La responsabilità, ça va sans dire, è del governo, per Elly Schlein: «Ha aumentato e liberalizzato completamente la somministrazione del lavoro e questo vuole dire che oggi un’azienda per scelta di Giorgia Meloni potrebbe addirittura avere il 100% dei lavoratori somministrati».
La spiega diversamente Marco Bentivogli, ex segretario dei metalmeccanici Cisl in un’intervista su Wired: «L’addio di Tavares è l’ultimo atto di una lunga debacle. Crisi degli ordini, impianti fermi, progetti innovativi bloccati. La politica non è intervenuta e ora sono i lavoratori a rischiare di pagare il conto più salato». Secondo Bentivogli: «Nell’automotive sta accadendo quello che è accaduto alla siderurgia. La Cina, che prima del 2000 era importatrice netta di acciaio e alluminio, in dieci anni è diventata il primo produttore al mondo. Per le auto, il fenomeno si sta ripetendo sfruttando gli stessi vantaggi competitivi».
Ripresasi dallo choc, la segretaria del Pd si è accodata alla richiesta che centrodestra e centrosinistra fanno da giorni: «Abbiamo chiesto ad Elkann di venire a riferire in parlamento e dare le risposte che servono sul piano industriale, che garantisca l’indotto, i lavoratori». Fuori dal coro, il governatore della Campania Vincenzo De Luca: «Sappiamo tutti che il problema dell'auto riguarda il mondo intero e specificatamente l’Europa. Abbiamo problemi alla Volkswagen, alla Bmw, all’Audi, non c’è dubbio che, su Stellantis, sono stati fatti errori clamorosi». Quelli che scopre oggi Alice Elly uscendo dal Paese delle Meraviglie.