Meloni, Tajani e Salvini siglano la pace ritrovata: "Diversi ma uniti dai valori"
È stata la domenica in cui nel centrodestra si leniscono le frizioni che hanno caratterizzato la settimana appena trascorsa. Non negando le differenze. Fisiologiche, considerando che di coalizione e non partito unico si tratta. D’altronde, dice la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni parlando all’assemblea di Noi Moderati, «la nostra coalizione è composta sì da forze politiche diverse, ognuna ha la sua identità e la sua storia che sono un valore aggiunto. Ciò che rende forti e coesi è la volontà, la voglia di stare insieme. Questo ci consente di fare sempre sintesi e di trovare un punto di incontro». E aggiunge: «Siamo uniti dalla stessa visione di fondo del mondo, crediamo negli stessi valori, abbiamo idee compatibili e intendiamo portare avanti fondamentalmente gli stessi progetti».
Anche Antonio Tajani, Ministro degli Esteri e Segretario di Forza Italia rassicura: «Avere opinioni diverse è normale, giusto, poi si fa la sintesi. Non si illuda nessuno che ci siano delle divisioni profonde dentro questo governo: andremo avanti fino alla fine della legislatura, se ne facciano una ragione». Poi sottolinea: «C’è un programma di governo da attuare e noi abbiamo sempre votato, poi su alcune questioni ci possono essere idee differenti, sennò saremmo un partito unico: è inutile cercare divisioni che non esistono».
Il leader leghista Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture, intervenendo a Radio 24, a proposito dei dissidi degli scorsi giorni sul taglio al canone Rai, in cui Forza Italia ha votato contro l’emendamento della Lega su cui da tempo aveva espresso contrarietà, afferma: «Conto che sia un episodio, non è un emendamento che mette in discussione un governo che è il più stabile d’Europa». Dunque, insieme nelle differenze, la formula che ha da sempre contrassegnato il centrodestra, fin da quando Silvio Berlusconi l’aveva fondato. Uno dei punti su cui c’è un vario posizionamento è la difesa comune europea, obiettivo della Commissione che proprio ieri è entrata in carica. Tajani, da esponente di primo piano del Ppe (ieri ha rivendicato come lo «scudo» dei popolari abbia consentito di raggiungere l’obiettivo di avere il conservatore Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva della Commissione), ha focalizzato l’obiettivo: «Vista la situazione attuale, dobbiamo andare avanti per avere una vera politica estera e una vera difesa europea», perché «non possiamo sempre aspettare gli americani e chiedere sempre di proteggerci».
Dal suo canto, Salvini, alla convention di Noi Moderati, è più frenante: «Sentivo parlare di difesa comune europea», dice riguardo alle parole del suo collega azzurro. «Mi permetto di dire- osserva il leader leghista- che in questo momento bisogna andarci cauti. Chi comanda e chi decide?». E ricorda: «La settimana scorsa, il Parlamento Ue ha dato via libera all’utilizzo delle armi a lunga distanza per andare a colpire il territorio russo. Ecco, occorre assoluto equilibrio e buonsenso. La difesa del popolo ucraino è sacrosanta, però senza arrivare ai limiti della terza guerra mondiale».
Differenze fisiologiche, considerando che Forza Italia e Lega sono in due famiglie comunitarie diverse, il Ppe, che è architrave della maggioranza, e i Patrioti, che è nell’aria identitaria d’opposizione. Alla fine, c’è il ricordo di Don Luigi Sturzo che appiana le differenze. Tajani lo colloca, insieme a Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi, nel pantheon di Forza Italia. Salvini, ironizzando sulle perplessità di Forza Italia sulla riforma dell’autonomia, dice: «Sentivo citare dall'amico Antonio Sturzo che sicuramente fa parte della storia e del patrimonio dei valori del nostro paese, Sturzo si definiva federalista impenitente». Controreplica di Tajani: «Salvini ha definito Sturzo "federalista impenitente"? Sono contento se anche lui si riconosca in Sturzo».