il piromane delle piazze

All'armi siam Landini, il leader Cgil rivendica il caos. Salvini: interverrò di nuovo

Edoardo Romagnoli

Il giorno dopo lo sciopero generale indetto dalla Cgil e la Uil continua il braccio di ferro tra il segretario del sindacato di Corso Italia Maurizio Landini e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Il leader leghista si è detto «soddisfatto di aver garantito, ieri, il diritto a viaggiare con i mezzi pubblici a milioni di italiani» con la precettazione che ha portato lo sciopero da 8 a 4 ore. Poi ha ribadito come il suo impegno «non cambia in vista di dicembre, quando si contano già 15 scioperi proclamati, fra cui uno generale fissato il 13 (guarda caso un altro venerdì) a pochi giorni dal Natale. Sono pronto a intervenire ancora, per aiutare i cittadini».

 

  

Dal canto suo Landini non ha ritrattato la sua chiamata alla "rivolta sociale" e ha ricordato che quando è stato a Palazzo Chigi «per la legge di bilancio ho regalato alla presidente del Consiglio "L'uomo in rivolta" di Albert Camus. Il senso di quel libro che fece grande rumore è rimettere al centro la libertà delle persone. Se la persona non si rivolta di fronte alle ingiustizie non esiste come persona, perché viene cancellato. Io l'ho pensata così».

Il centrodestra ha puntato il dito contro i toni di Landini. Il deputato FdI Giovanni Donzelli l’ha etichettato come un «irresponsabile» per aver «soffiato sul fuoco». Per il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri la mobilitazione si è rivelata un flop. «Voglio esprimere tutta la mia vicinanza a Landini, che, travolto dal fallimento dello sciopero, continua a vivere in uno stato confusionale e a usare parole improprie». Gasparri ha rincarato la dose: «Prendiamo atto che 18 sindacati su 20 non hanno scioperato. Sono andati in piazza solo in due, raccogliendo percentuali esigue di adesioni. Dicano anche bugie che qualcuno riprende acriticamente, parlando del 70-80% di adesioni, ma la verità è quella che tutti hanno visto e registrato. Le adesioni sono state mediamente tra il 2 e il 5%, si è viaggiato, si è studiato, si è lavorato ovunque. Landini ha fallito clamorosamente. Lo abbracciamo e gli auguriamo giorni più felici e frasi meno infelici».

 

Ma Landini non si è scomposto e ha ricordato come «la messa in discussione della democrazia non la danno le persone in piazza per i propri diritti ma chi in Parlamento sta tentando di far passare un decreto che chiama sicurezza ma riduce le libertà e gli spazi delle persone. La sicurezza è pace e non guerra, la sicurezza è non essere precari ma avere un lavoro dignitoso, la sicurezza - ha insistito Landini - è non morire sul lavoro, è non avere uomini che uccidono le donne, è dire a un giovane che può rimanere nel nostro Paese, è non avere paura chiudendo le frontiere, una follia di fronte al calo demografico».

Salvini gli ha replicato in una diretta social ricordando i disordini a Torino. «Quando qualcuno brucia le foto di Salvini o di altri ministri in mezzo a una strada non è mai un buon segnale. Chiedo al segretario Landini di essere cauto, di usare le parole con attenzione, perché quando uno invita alla rivolta sociale e poi arrivano il caos, i disordini, gli attacchi alla polizia, ai negozi, i cassonetti incendiati, le auto danneggiate» ha detto il leader del Carroccio. In questo botta e risposta si è inserito anche il presidente del Senato Ignazio La Russa che ha ribadito: «Non chiederò mai il divieto di una manifestazione ma se produce violenza va contrastata».