il governo e l'europa

Fitto, l'addio e l' "orgoglio" di Meloni. Toto successione: in pole Cirielli e Terzi

Dario Martini

«Voglio dire a Fitto che sono orgogliosissima del lavoro che ha fatto come ministro e soprattutto sono orgogliosa del lavoro che farà come vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, penso che debba essere orgogliosa la Puglia che oggi esprime il vicepresidente esecutivo dell’Europa intera». Dal palco di Bari Giorgia Meloni è emozionata, quasi commossa, lo si sente dalla voce. Con queste parole dà pubblicamente l’addio (se così si può davvero definire) a Raffaele Fitto che lascia la sua squadra di governo per entrare nel team di Ursula von der Leyen. La premier, che ha appena presentato l’accordo di coesione con Puglia governata da Michele Emiliano, sottolinea i risultati raggiunti dal suo ministro uscente: «Ricordo quando si diceva che se avessimo provato a rinegoziare il Pnrr avremmo ottenuto il risultato di perdere le risorse del Pnrr, sono fiera oggi di annunciare che la Commissione Ue due giorni fa ha dato l’ok al pagamento della sesta rata e che noi rimaniamo la nazione d’Europa che è più avanti di tutte nell’attuazione del Pnrr nonostante abbiamo il piano più corposo». E non è un caso che Fitto, da commissario, andrà a gestire proprio il corposo portafoglio del Pnrr europeo.

 

  

 

 

Poi, nel primo pomeriggio sia Meloni che Fitto tornano a Roma per il Consiglio dei ministri. Una riunione "lampo", preceduta proprio dalla cabina di regia sul Pnrr. La valutazione positiva sulla sesta rata da parte della commissione europea risale a martedì scorso. È pari a 8,7 miliardi di euro e riguarda il conseguimento dei 39 obiettivi collegati, «unico parametro di valutazione oggettivo dello stato di avanzamento del Piano». L’incasso della sesta rata è previsto entro fine anno. In questo modo, ricorda Meloni, l’Italia si conferma la Nazione che ha ricevuto l’importo maggiore di finanziamento, pari a 122 miliardi di euro, corrispondente al 63% della dotazione complessiva di 194,4 miliardi di euro». La settima rata invece, pari a 18,2 miliardi di euro, «prevede il conseguimento di obiettivi fondamentali per la modernizzazione e la crescita dell’Italia». Tornando all’aspetto prettamente politico, il trasloco di Fitto in Europa mette in primo piano il tema della successione. Occorre ricordare che le sue deleghe da ministro sono diverse: Pnrr, Affari europei, Coesione e Sud.

 

 

Un’ipotesi è lo "spacchettamento", ovvero non affidarle ad un solo ministro ma dividerle. Da giorni gira il nome di Elisabetta Belloni, numero uno del Dis (i nostri Servizi segreti) ed ex capo degli sherpa del G7. Diplomatica, molto stimata a Bruxelles, parla perfettamente diverse lingue straniere, è ritenuta perfetta per tenere solidi rapporti con von der Leyen. Ieri mattina sono apparse alcune indiscrezioni secondo cui Antonio Tajani avrebbe chiesto un incontro a Meloni per porre il suo veto proprio su Belloni. Ricostruzioni seccamente smentite da fonti di Palazzo Chigi: «È del tutto privo di fondamento. Elisabetta Belloni, stimata dal presidente Meloni, è impegnata con altri importanti incarichi. E non avrebbe senso porre veti su un Ministro che è in quota Fratelli d’Italia». Da queste parole si capisce la difficoltà a privarsi di Belloni in ruolo strategico per il sistema Paese. In campo c’è pure l’alternativa di Edmondo Cirielli, attuale viceministro agli Esteri, ovviamente di FdI. È in lizza con Giulio Terzi di Sant’Agata per la delega agli Affari europei che in un primo momento la premier potrebbe tenersi per sé. Mentre il Pnrr e la Coesione potrebbero andare ai sottosegretari alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano.