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La guerra manda la sinistra a brandElly: il Pd vota in ordine sparso

Mira Brunello
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Una riedizione di «Uno nessuno e centomila», dal punto di vista patologico, una vera e propria crisi di identità, di quelle da lettino dello psicanalista. In pratica, il ritratto del Pd che a Strasburgo va in frantumi. Uno spettacolo che è diventato abituale al Parlamento Europeo, quando si discute (e vota) sul sostegno all’Ucraina (o su qualsiasi altro tema di politica internazionale). Così ieri sul Paese aggredito dalla Russia, gli eurodeputati dem, per non sbagliarsi, hanno puntato praticamente su tutte le caselle disponibili. Anche sul testo finale, la delegazione presieduta da Nicola Zingaretti vota a favore (come Fratelli d’Italia e Forza Italia, contro Lega e M5S) ma Cecilia Strada e Marco TarquiInio, i due indipendenti di «lusso» voluti da Elly Schlein, si astengono. Così come due giorni prima avevano votato contro la Commissione Ursula bis.

 

La baraonda scoppia sugli emendamenti alla risoluzione pro Kiev. Sul paragrafo 19 del testo, poi approvato dalla maggioranza all’europarlamento, che esprime sostegno alla scelta del presidente Joe Biden di permettere all'Ucraina di colpire sul territorio russo, la delegazione dem ha tre linee diverse. A favore i riformisti: Giorgio Gori, Pierfrancesco Maran, Pina Picierno e Irene Tinagli (esattamente come l’azzurro Massimiliano Salini). Contrari gli oltranzisti: Cecilia Strada, Marco Tarquinio e Alessandro Zan. Astenuta la maggioranza: Lucia Annunziata, Brando Benifei, Stefano Bonaccini, Annalisa Corrado, Antonio Decaro, Camilla Laureti, Giuseppe Lupo, Alessandra Moretti, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Raffaele Topo e Nicola Zingaretti. Una frantumazione che si replica sul paragrafo 13, quello sui missili a lungo raggio. Sul voto sulla seconda sezione del paragrafo, che recita «si invita l'Ue e i suoi Stati membri a rafforzare ulteriormente il loro sostegno militare all'Ucraina, anche mediante la fornitura di aerei, missili a lungo raggio», votano a favore Gori, Maran, Moretti, Picierno, Tinagli. Si oppongono invece: Annunziata, Benifei, Corrado, Decaro, Laureti, Lupo, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Topo e Zingaretti, ai quali vanno aggiunti Stefano Bonaccini ed Alessandro Zan che avevano votato erroneamente a favore.

Sulla consegna a Kiev di missili "Taurus" l’unica favorevole è la vicepresidente Picierno. Tre o quattro linee diverse quindi: i riformisti d’accordo con qualsiasi tipo di intervento (e tra tutti spicca Pina Picierno), i contrari a tutto (i due indipendenti, spesso accompagnati dall’eurodeputato schleiano Alessandro Zan), i cauti ovvero la maggioranza della delegazione (che ha ormai inglobato in pianta stabile Stefano Bonaccini e Antonio Decaro).

 

Naturalmente sulla nuova divisione in Europa bocche cucite al Nazareno. Parlano solo quelli della minoranza. Come il presidente del Copasir Lorenzo Guerini: «È necessario continuare a sostenere con determinazione le forze armate e la popolazione ucraina nella resistenza ad un'azione che, IGNAZIO MARINO L’eurodeputato dei Verdi ha votato a favore della risoluzione che prevedeva che Kiev potesse utilizzare i missili a lungo raggio nelle scelte del regime di Putin, si mostra sempre più aggressiva ed escalatoria». Ed il senatore Filippo Sensi: «Mi auguro che non ci siano dubbi oggi a Strasburgo da quale parte stare, cosa votare, come sostenere l'Ucraina».
Insomma un’aspettativa platealmente delusa, a Bruxelles il Pd non ha pace. Nel suo piccolo, tuttoil campo largo risente della stessa sindrome della frammentazione, solo i 5 stelle (dentro The Left) votano contro tutto. Sui missili a lungo raggio, in Avs, l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino a favore, Benedetta Scuderi ed Ilaria Salis contro, Leoluca Orlando astenuto. Una giornata da dimenticare per Elly Schlein, la segretaria che vede il suo partito più unito e compatto che mai.

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