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Pd, Pina Picierno a capo dei frondisti: la pasionaria campana studia da anti Schlein
Passo dopo passo, si è trasformato nella vera anti-Elly, il suo esatto opposto. Una specie di Stefano Bonaccini con gli attributi. Se l’ex governatore dell’Emilia Romagna va d’amore e d’accordo con la sua segretaria, lei dal Parlamento Europeo "spara" a zero contro la linea gruppettara del Pd. Così Pina Picierno sta diventando la vera leader della minoranza, quella che non ha paura di replicare ad Elly Schlein. Come ha fatto ieri, votando la risoluzione pro Ucraina, in tutti i suoi passaggi, anche quelli più delicati, come l’utilizzo dei missili a lungo raggio.
Distinguendosi ancora una volta dalla delegazione dem andata in frantumi e comunque sempre più orientata a seguire una linea "pacifista". Un destino già scritto, visto che i rapporti tra l’eurodeputata e la segretaria non sono mai stati un gran che, questione di latitudini diverse, la prima è una campana doc, l’altra è nata dalle parti di Lugano. Elly ad esempio fece di tutto per impedire che Pina venisse eletta vice presidente del Parlamento Europeo, solleticando le ambizioni di Stefano Bonaccini.
È che Pina aveva già anticipato tutti, si era andata a cercare i voti gruppo per gruppo nell’emiciclo di Bruxelles, un "mestiere" che aveva imparato già dai tempi dell’università (a Salerno) laureandosi su Ciriaco De Mita. A fare la differenza poi fu certamente il rapporto strettissimo con la presidente maltese Roberta Metsola, per dire che per Elly Schlein non ci fu niente da fare e Pina Picierno venne eletta vice Presidente. A dire il vero i distinguo erano partiti mesi prima: a marzo disse alla segretaria papale papale che «le liste per le europee non potevano scimmiottare L’isola dei famosi». Ce l’aveva con quella che diventò la sua capolista, la giornalista Rai, Lucia Annunziata.
Una volta assisa sull’importante scranno europeo, poi una "guerra" vera e propria. Se il Nazareno è tiepido (eufemismo) su Israele, l’amazzone campana è la prima a dichiarare il suo sostegno e a denunciare i rischi dell’antisemitismo, se il partito è restio ad attaccare direttamente il M5S, lei non ci pensa un attimo e dichiara contro Giuseppe Conte, se qualcuno tra i suoi ha titubanze sul voto al commissario Raffaele Fitto, lei corre a farsi intervistare per dargli il via libera.
Subito dopo il flop in Liguria, espose, senza tanti fronzoli, la sua ricetta: «La proposta politica della coalizione del centrosinistra manca. Io lascerei stare i campi stretti o larghi, che ci hanno portato un po' fuori strada. Noi abbiamo colpevolmente abbandonato il ceto medio. C'è un problema di centro: penso che non possiamo limitarci ad appaltare il tema del ceto medio a forze politiche residuali». E dire che il Pd lo conosce bene: è stata veltroniana e poi renziana, uno dei volti televisivi più utilizzati dall’allora presidente del Consiglio. Ora è venuto il momento di giocare in proprio.