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Ue, von der Leyen II passa con 370 voti. Panico a sinistra: l'Europa s'è destra

Aldo Torchiaro
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L’Europa s’è destra. Ha un bel dire, il leader dei popolari al Parlamento Ue, Manfred Weber: «La mia maggioranza sta diventando realtà». Alla luce dei risultati di ieri, la maggioranza che governa l’Europa si è ufficialmente spostata a destra. E lo fa consegnando a un esponente di Fratelli d'Italia, Raffaele Fitto, la Vicepresidenza. «L'Ue – ha commentato a caldo dopo il via libera a Strasburgo – si trova di fronte a sfide cruciali da cui dipende il suo futuro: nei prossimi anni sarà fondamentale lavorare tutti insieme e dare prova di unità». I Conservatori dell'Ecr, come aveva annunciato il copresidente Nicola Procaccini, avevano confermato la libertà di voto per i loro eurodeputati (come era avvenuto nel 2019). Hanno votato a favore del bis di Ursula Fratelli d'Italia, i belgi dell'N-Va e i cechi dell'Ods. Su una maggioranza richiesta di 360 membri (su 720 seggi totali), i sì sono stati 370, i contrari 282, gli astenuti 36. A scrutinio palese, gli europarlamentari che hanno sostenuto il nuovo esecutivo europeo sono stati 41 in meno rispetto al voto (segreto) di luglio, con cui Von der Leyen aveva ricevuto il mandato di formare la nuova Commissione. In termini percentuali è una fiducia che si ferma al 54%. Indietro di 11 punti rispetto a quella ottenuta nel 2019. Ma il distacco è ancora più netto rispetto alle precedenti commissioni. Siamo infatti al minimo storico da quando, con il Trattato di Maastricht, la Commissione deve ottenere il vaglio dell’emiciclo. Romano Prodi, per dirne una, nel 1999 si era guadagnato il sostegno dell’87% dei 589 europarlamentari di allora.

 

 

I voti contrari di ieri meritano un’analisi. Al netto dei casi italiani. A ben guardare, il “no” degli indipendenti eletti nella lista del Pd - Cecilia Strada e Marco Tarquinio – si sarebbero potuti prevedere. Infatti, contano molto di più le spaccature nazionali interne alla sinistra. I greci nel gruppo dei verdi e i francesi in quello dei socialisti non hanno seguito l’ordine di scuderia. Casus belli la presenza di Fitto nella lista dei 26 commissari. Fitto è un democristiano nato e cresciuto – proprio nel Parlamento europeo – con il Ppe, nella scuderia di Von der Leyen. Ma in Germania la notizia non è arrivata. E i socialdemocratici del Spd si erano irrigiditi, paventando, alla vigilia, di far mancare il loro voto favorevole perché «per la prima volta nella storia delle istituzioni Ue un rappresentante di un partito post-fascista sta per ottenere una posizione di leadership». Ma il patto siglato tra i popolari (che hanno difeso Fitto come uno dei loro), i socialisti e i liberali alla fine ha tenuto e l'esecutivo blustellato può iniziare a lavorare.

 

 

Sarà interessante seguire le evoluzioni nei prossimi 5 anni. Per ora è sufficiente notare che, mentre i patrioti (euroscettici per eccellenza) hanno comunque votato per 6 commissari e per altri 3 si sono astenuti, Left e Verdi hanno sostenuto rispettivamente 5 e 21 commissari. E se va ricordato che i Verdi facevano parte della passata maggioranza Ursula, e che avrebbero dovuto esserlo di quella attuale, si arriva alla conclusione che l’opposizione all’Europarlamento non è più di destra, ma sempre più di sinistra. Ora è lecito chiedersi cosa succederà. Ieri Ursula ha ripreso quanto detto in questi mesi nel discorso programmatico di luglio. «La prima grande iniziativa della nuova Commissione – ha promesso – sarà una Bussola della Competitività, che si baserà sui tre pilastri del Rapporto Draghi: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza». Per Giorgia Meloni uno scenario tanto intricato è una potenziale occasione. Molti si sono dovuti ricredere sulle sue abilità tattiche. E in un momento in cui gli altri leader Ue sono in affanno, il solo governo stabile, in Europa, è quello italiano.

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