Migranti, deciderà la Corte d'Appello. Riparte l'operazione Albania
L’Aula della Camera ha approvato con 180 voti favorevoli, 106 contrari e quattro astenuti, la questione di fiducia posta dal governo sul decreto recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali, il cosiddetto decreto Flussi. Oggi è in programma il voto finale sul provvedimento che passerà poi all’esame dell’Assemblea del Senato per essere convertito in legge, pena la decadenza, entro il prossimo 10 dicembre. Secondo il ministero dell’Interno, «al 26 novembre ci sono stati in Italia 61 mila arrivi irregolari a fronte di 151.384 arrivi irregolari nello stesso periodo del 2023. Questa non è propaganda, sono numeri ufficiali che ci confermano che stiamo sulla strada giusta», ha detto il deputato di Forza Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito, Alessandro Battilocchio, intervenendo nell’emiciclo di Montecitorio in dichiarazione di voto sulla questione di fiducia.
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Quanto alle misure, nel testo - formato da 32 articoli - è stato fatto confluire un emendamento dell’esecutivo che recepisce i contenuti del cosiddetto decreto Paesi sicuri, con l’individuazione appunto di 19 Paesi sicuri e l’eliminazione di tre Paesi che non erano previsti come sicuri su tutto il territorio nazionale, presenti invece in un decreto interministeriale precedente. Un altro emendamento importante che è stato licenziato, tanto da provocare un breve rinvio tecnico del provvedimento nella commissione Affari costituzionali della Camera, dispone che il trasferimento delle competenze alle Corti d’Appello in materia di convalida dei trattenimenti per migranti che richiedono la protezione internazionale si applicherà a «trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione» del decreto. Un mese di tempo, dunque, per consentire alle Corti d’Appello di adeguarsi e fare così fronte alle nuove competenze loro attribuite «che richiedono interventi organizzativi, implicanti anche alcune modifiche del sistema informatico», come si legge in una nota del dicastero della Giustizia.
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«Abbiamo già sgravato le Corti d’Appello della competenza sui reclami, quindi stiamo già assecondando le aspirazioni dei presidenti delle Corti che ci avevano manifestato la difficoltà di intervenire su questi reclami. Vi sarà una deflazione presso le Corti e soprattutto per i Tribunali che avranno più spazio perla risoluzione delle cause civili, per le quali peraltro l’arretrato è stato abbastanza ridotto”, ha affermato dal canto suo ieri il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Del resto, intorno alla questione dei migranti, si erano già scatenate furiose polemiche, con la magistratura ad occupare immancabilmente il centro della scena.
Lo si era visto con la giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma, e presidente di Magistratura democratica, Silvia Albano, che aveva deciso di non convalidare il trattenimento di 12 migranti a Gyader, in Albania. Sempre a Magistratura democratica appartiene Marco Gattuso, il giudice di Bologna che ha rinviato il decreto sui Paesi sicuri alla Corte di giustizia dell’Unione europea. E come dimenticare i provvedimenti di non convalida, da parte del Tribunale di Catania, dei trattenimenti a Pozzallo disposti dal Questore di Ragusa per migranti che avevano depositato domanda di riconoscimento di protezione internazionale, in quanto i rispettivi Paesi di provenienza, Egitto e Bangladesh, sono stati considerati non sicuri? Tutte decisioni al limite del provocatorio che hanno determinato le proteste del centrodestra.