Toghe rosse, l'intervista a Gasparri: “Berlusconi aveva ragione, quella di alcuni giudici è un'eversione politica”
«Dopo aver letto il vostro giornale, ho invidiato i cittadini della Corea del Nord. Non credo che, nemmeno da loro, vi sia una magistratura paragonabile a quella italiana». Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, commenta così le clamorose novità sul conflitto tra magistratura e politica.
Ieri mattina il nostro giornale, in esclusiva, ha raccontato il modello Lucano. Che idea si è fatto?
«Sono rimasto sconcertato, non conoscevo quelle intercettazioni, ma deduco che, al contrario, fossero ben note al Csm. Questo Siriani appare e si pone come un consulente, un sodale politico, consiglia mosse e contromosse. E dà interpretazioni politiche della legge. Non è altro che un'ulteriore dimostrazione di come Magistratura Democratica sia, a tutti gli effetti, un soggetto politico, a supporto dei loro amici e dei loro obiettivi politici. Ho trovato particolarmente sgradevoli le offese a Nicola Gratteri, in particolar modo sul tema della liberalizzazione della cannabis. Anche in questo caso, indipendentemente da come la si pensi, si tratta di un tema squisitamente politico. In questi anni si è creata una vera e propria cricca, a supporto dei vari Landini, un frullato enorme. Tra l'altro vorrei ricordare come Lucano sia stato condannato, anche se con pena ridotta. È una pièce teatrale, che finisce (per loro) in gloria: Lucano, grazie alla pubblicità della vicenda Riace, è stato eletto in Parlamento Europeo, insieme ad Ilaria Salis. È sconcertante. Io ho sempre avuto una pessima opinione di Magistratura Democratica, ma ancora riescono a sorprendermi. Sono persino peggio di come li giudico io».
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È in atto una nuova guerra tra magistratura e politica?
«No, il termine guerra a mio avviso non è quello corretto. La definizione giusta è aggressione, che la magistratura sta portando avanti nei confronti della politica e della democrazia stessa. Non ho paura a definirla, a tutti gli effetti, un'azione eversiva. Voglio dirle che io non ce l'ho, in realtà, con i magistrati che fanno politica, ma con quelli, secondo alcuni il 90% dei togati, che non la fanno, ma stanno zitti. Ecco, restare in silenzio oggi non è più possibile».
I magistrati che sono intervenuti sulla vicenda Albania stanno solo applicando il codice o stanno cercando di boicottare il governo?
«Di Albano io preferisco il cantante. Battute a parte, è evidente che queste sentenze abbiano una connotazione politica. Che dire, ad esempio, di quel giudice di Bologna che ha scritto "con questo Dl sarebbe sicura anche la Germania nazista". Parole, per altro, che lo stesso aveva usato anni prima in una conferenza stampa. In sostanza, c'è una vera e propria offensiva politica ed io non ho intenzione di restare in silenzio. Nelle prossime ore prenderò la parola in Aula e leggerò le pagine del Tempo».
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Aveva ragione quindi Silvio Berlusconi quando parlava di toghe rosse?
«Lei consideri che Silvio Berlusconi ci ha lasciati un anno e mezzo fa. E l'emergenza relativa alla magistratura è oggi molto più grave di allora. Segno inequivocabile che il problema non era Berlusconi, non vi era cioè una sorta di attacco personale. Altrimenti, dopo la sua morte, si sarebbe esaurito in modo naturale. Al contrario, siamo di fronte ad un autentico stato di eversione, che tutte le persone democratiche devono combattere».
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha recentemente detto che “non c’è spazio per il diritto creativo”. È d'accordo con questa affermazione?
«Più che la separazione delle carriere, dovremmo pensare alla rifondazione delle carriere. Non mi faccia dire altro».
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