Vannacci si fa la sua lista politica. “Così rafforzo la Lega”
Dopo aver smentito in tutte le salse la volontà di voler fare un partito tutto suo, alla fine Roberto Vannacci ha svelato le carte. Quella di Marina di Grosseto è l’assemblea «che segna il passaggio da movimento culturale a politico». Così «si vuole dare voce e costruire una casa, un tessuto connettivo che raduni tutti quelli che si riconoscono nei principi e negli ideali rappresentate nel libro "Il mondo al contrario"». Però Vannacci mette subito le mani avanti e sottolinea: «Non è un partito, state tranquilli. Chi continua a dire che questa è un’Opa sulla Lega dice delle balle. Non è assolutamente così». Anzi, aggiunge il generale, dal «fatto che si stabilisca una corrente di persone che, magari, non sono particolarmente simpatizzanti con la Lega, ma seguono il sottoscritto che fa parte della Lega», il Carroccio «ne trae sicuramente vantaggio. Così come ne ha tratto vantaggio durante le Europee e le ultime regionali».
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L’obiettivo, quindi, «è quello di espandersi il più possibile, cercare di radunare tutti quelli che timidamente non si approcciavano a noi perché ero visto come il fascista, l’omofobo, il razzista e, ultimamente, anche quello che non paga le tasse nonostante l’Agenzia delle Entrate non abbia ancora avuto il modo di esaminare la mia dichiarazione. E invece qualcuno comincia a rendersi conto che tutti questi epiteti sono frutto della fantasia e che dietro ci celano una persona e un obiettivo: cambiare l’Italia, l’Europa e possibilmente il mondo».
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La parola d’ordine è: ttp. Ovvero «tecnica, tattica e procedura», ma stavolta della politica. Il generale cita il caso del governatore veneto, Luca Zaia: «Oltre alla Lega alle ultime regionali ha presentato la sua lista civica che ha contribuito a innalzare la quantità di voti» presi dal centrodestra. «E se l’ha usata Zaia» questa tecnica, «non la potrei usare io?», chiede. E precisa: «Ovviamente ci devono essere tutti i requisiti e le condizioni di coerenza per poterlo fare». Tradotto, l’operazione non dovrebbe fare concorrenza alla Lega, ma «rafforzarla». Detto questo, assicura, «non stiamo usando la Lega come un taxi, perché non c’è nessuna velleità di creare un partito concorrente», ma solo un movimento «che gli porterà un beneficio».