IL VIALE DEL TRAMONTO
A Calenda si è ristretta Azione. E ora trasloca a casa di Sala
I bei tempi sono andati. Quelli in cui Carlo Calenda si candidava alla guida di Roma o stringeva accordi con Matteo Renzi per entrare in Parlamento, i talk show facevano a gara per averlo in studio, insomma in molti pendevano dalle sue labbra. A cinque anni dalla nascita del partito invece Azione si avvia tristemente verso i titoli di coda. I colpi di grazia sono stati pesantissimi, di quelli da cui non ci si riprende. Prima il mancato raggiungimento del quorum alle europee di giugno, poi la fuga in massa dei suoi parlamentari (al Senato Maria Stella Gelmini e Giusi Versace, alla Camera Mara Carfagna ed Enrico Costa). La «cassa», un tempo prolifica, ha iniziato a piangere, imponendo un dimagrimento forzoso: così è stata licenziata su due piedi la squadra che si occupava della comunicazione social («ci hanno assunto promettendo prospettive di crescita e poi mandati via in 24 ore», dice uno dei ragazzi licenziati), ora si sta arrivando alla sede.
Leggi anche: M5S, rivolta contro Conte: “Venduti, siete come il Pd”. La rifondazione finisce a insulti e spintoni
In tempi brevi, Azione potrebbe lasciare l’elegante e spaziosissimo appartamento di Corso Vittorio Emanuele, con affacci sul leggendario palazzo della Democrazia Cristiana di Piazza del Gesu. E dire che in quei saloni si consumò il matrimonio con Matteo Renzi, alla vigilia delle elezioni politiche del 2022. Una stagione meravigliosa, quella in cui sor Carlo era l’oggetto del desiderio di molti, e lui si poteva permettere ancora numeri di «gran scuola». Come firmare un accordo con Enrico Letta ed Emma Bonino con tanto di bacio immortalato dalle telecamere e rimangiarselo in 24 ore per correre incontro a quello «screanzato», naturalmente il leader di Italia Viva. Che poi diventò il suo incubo, innescando quel meccanismo distruttivo che portò alla fine del terzo polo, mesi e mesi di contumelie reciproche e di piatti rotti, praticamente una sit com. Per l’addio alla sede, l’alternativa è già stata trovata e consente di ospitare il poco personale rimasto: in via Sardegna, alle spalle di via Veneto.
Il fallimento delle liste di Azione in Liguria, Emilia Romagna ed Umbria (con percentuali da prefisso telefonico e senza eletti) ha fatto il resto. Ovvero crisi politica, notte profonda, bagagli pronti sull’uscio. «Il leader non funziona più, il fondatore che pensava di mettere in riga tutti è da tempo un comprimario della scena politica», raccontano i sopravvissuti, il «tramonto» del segretario che voleva cambiare l’Italia. Se ne è accorta anche la deputata Giulia Pastorella (orientata ai Libdem di Luigi Marattin ed Andrea Marcucci) che ha annunciato l’intenzione di candidarsi alla segreteria, al posto dello «stanco» ex manager. «Mi rivolgo a tutti coloro che credono nei valori liberal-democratici e che hanno riposto fiducia e speranza nel progetto di Azione - ha spiegato la parlamentare - è il momento di unirci e agire. Ho deciso di candidarmi al ruolo di segretario perché voglio fare in modo che da Azione riparta la costruzione di una proposta liberal democratica unitaria». Lui, sor Carlo,ora è appeso al telefono, aspetta una chiamata da Beppe Sala per imbarcarsi nella nuova Margherita, uno dei tanti che spera di sopravvivere. Per lui un posto in coperta, esposto alle intemperie, lo «sfregio» dei tempi.