l'intervista

Sapienza, Paita: "Dietro a questi atti di guerriglia urbana ci sono i soliti centri sociali"

Alessio Buzzelli

Ieri nella Capitale è stata una giornata di passione, di quelle giornate che sembrava essere tornati indietro di 50 anni: proteste ambientaliste con tanto di letame, associazioni transfemministe che imbrattano ministeri con la vernice e scontri tra collettivi universitari e Polizia. In questo clima che si fa ogni giorno più incandescente, soprattutto a causa di movimenti riconducibili alla galassia della sinistra, come si pone la politica? Lo abbiamo chiesto a Raffaella Paita, senatrice di Italia Viva.

Ieri pomeriggio alla Sapienza un corteo dei collettivi di sinistra si è scontrato con la Polizia mentre era diretto verso un presidio di studenti di Azione Studentesca. Questo dopo che ieri l’altro gli stessi collettivi avevano lanciato oggetti contro studenti di destra, rei di fare volantinaggio. Cosa dovrebbe fare la politica di fronte a questo clima di tensione crescente?
«Questo clima di scontro, di violenza, non va sottovalutato: pensavamo che - per fortuna - le ideologie fossero relegate al ’900. E, invece, assistiamo a scontri fra giovani di opposti estremismi sempre più spesso. La politica per prima deve dare l’esempio e condannare questi gesti, anche e soprattutto quando a esserne vittima è la controparte».

Da più parti si teme che certi ambienti studenteschi siano a rischio radicalizzazione, tra infiltrazioni anarchiche, gruppi pro-Palestina ed altro. Condivide questa preoccupazione?
«Non solo a Roma, ma anche nei giorni scorsi a Torino, ad esempio, abbiamo assistito a manifestazioni violente. E, quasi sempre, dietro questi atti di guerriglia urbana ci sono certi centri sociali ben noti a tutti, dove si stanno diffondendo in modo preoccupante espressioni di odio o, addirittura, di antisemitismo. Penso alle manifestazioni contro Liliana Segre a Milano. Altro che studenti, qui siamo di fronte a frange organizzate che trovano ogni scusa per aggredire forze dell'ordine. Noi staremo sempre dalla parte di poliziotti e carabinieri, che dobbiamo ringraziare per il lavoro che fanno ogni giorno per garantire la nostra sicurezza».

Sempre ieri, alcuni ambientalisti hanno scaricato del letame fuori dal Viminale, mentre un collettivo chiamato “Bruciamo tutto” ha imbrattato il Ministero dell’Istruzione con vernice colorata. Ritiene questo un modo sensato di protestare?
«L’ambiente è un tema serio, che va affrontato senza la lente dell’ideologia. Bloccare le strade fa solo sì che si emettano più gas inquinanti. Oltre a provocare danni alle persone normali che vanno a lavorare. Non sarà impedendo all’operaio di arrivare in fabbrica o gettando letame che si cambieranno le cose, ma aprendo alle nuove tecnologie, al nucleare e impegnandosi, per esempio, nel porre regole all’industria del fast- fashion che inquina il mondo».

Non le sembra che oggi ci sia un cortocircuito tutto interno alla così detta sinistra antifascista, la quale, cercando di impedire a chi ritiene essere “un fascista” di esprimersi liberamente, rischia di finire per utilizzare un metodo molto simile a quello che sostiene di voler combattere?
«Attenzione: in questo periodo quelli di estrema sinistra saltano alle cronache ma come non ricordare negli anni scorsi la violenza di estrema destra nell’assalto alla Cgil o ancora a Firenze il brutto episodio che ha visto protagonisti giovani di Azione Studentesca. La violenza va sempre condannata, che arrivi da una parte o dall’altra. E la libertà di espressione sempre garantita. Eppure ancora sia a destra che a sinistra si fa fatica a farlo. Se non lo facciamo noi, che abbiamo ruoli istituzionali, che esempio possiamo dare agli studenti?».