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Ue, Fitto vicepresidente è una vittoria di Meloni. Così la maggioranza Ursula si sposta

Dario Martini
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Il via libera a Raffaele Fitto vicepresidente della Commissione Ue con la pesante delega al Pnrr da parte delle commissioni competenti del parlamento europeo, che sarà ratificato nella prossima plenaria a Strasburgo il 27 novembre, è la vittoria di Giorgia Meloni. Una strategia portata avanti per mesi, da quando Fratelli d’Italia nel luglio scorso scelse di non votare le linee programmatiche del secondo mandato di Ursula von der Leyen. Mentre adesso voterà la fiducia all’intero collegio dei commissari. In questo arco di tempo tutto è cambiato. Donald Trump ha vinto in America, il vento di Kamala Harris si è spento sull’altra sponda dell’Atlantico e non è mai arrivato in Europa. Olaf Scholz è caduto, la Germania ha indetto nuove elezioni. Emmanuel Macron è un leader traballante con un governo che non rispecchia la volontà popolare. Così, adesso, von der Leyen potrà contare sul voto favorevole di Fratelli d’Italia, partito leader del gruppo dei Conservatori europei (Ecr). Mentre i Verdi, che a luglio si erano espressi a favore, adesso giurano che voteranno contro. Anche i socialisti francesi minacciano di non votare. Un terremoto, insomma.

 

 

Maggioranze variabili, quindi, a seconda dei temi che di volta in volta verranno affrontati. «È chiaro che chi non vota la Commissione il 27 novembre è fuori dalla maggioranza, e chi è fuori dalla maggioranza deve dimettersi dagli incarichi ricevuti», avverte Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia al parlamento europeo. Mentre Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia, fa notare che «non c’è stata alcuna dissociazione del Pd dalla dichiarazione del gruppo socialista contro la scelta di von der Leyen di assegnare una Vicepresidenza esecutiva all’Italia. Il richiamo della foresta ha prevalso: prima la fazione e poi la nazione, prima l’interesse di partito e poi l’interesse nazionale».

 

 

Pse (socialisti) e Renew (macroniani) sono in evidente imbarazzo. Il loro piccolo dramma è andato in scena l’altro ieri sera, dopo che avevano già dato il via libera al vicepresidente italiano di Fratelli d’Italia. Quando hanno scoperto che i popolari spagnoli avevano posto la condizione che Teresa Ribera (la vicepresidente con delega alla Transizione ecologica) si debba dimettere nel caso in cui venga indagata per l’alluvione di Valencia, i socialisti hanno chiesto di riaprire tutto. Ma ormai era troppo tardi. Così hanno fatto allegare un documento paradossale, sintetizzabile così: ok a Fitto ma avremmo preferito di no. Ecco le loro parole testuali: «I gruppi S&D e Renew Europe si rammaricano della scelta di Ursula von der Leyen di affidare a Raffaele Fitto la carica di vicepresidente esecutivo». Non potendo sottrarsi, hanno espresso «rammarico». Mentre i Verdi hanno messo nero su bianco che «è impossibile sostenere Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione europea». Il quadro politico che sorregge von der Leyen è profondamente cambiato. Ulteriori sviluppi sono all’orizzonte.

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