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Landini ora è “Scioperoman”, ma con la sinistra era distratto. Salvini: “Pronto a precettare”

Edoardo Sirignano
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“Scioperoman” non è l’ennesimo supereroe della Marvel, ma è l’appellativo con cui più di qualche lavoratore, stanco di arrivare tardi in ufficio o dall’amata, definisce il segretario della Cgil Maurizio Landini. Cresce di giorno in giorno il fronte di chi sostiene che la propria qualità della vita sia peggiorata a causa di stop che potevano essere tranquillamente evitati. Neanche il Giubileo o meglio il Papa, d’altronde, basta a fermarli. Pur di rendere impervio il cammino a Meloni e compagni, dicono dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro, «il nostro vertice è pronto a tutto». Nei primi 25 mesi di esecutivo targato Giorgia, come ricordato dal segretario della Lega Salvini, durante l’ultimo question time al Senato, «sono stati proclamati 518 scioperi nazionali e interregionali, di cui 374 realmente effettuati, circa 15 al mese». Si tratta della media più alta negli ultimi 7 governi. «Nei 34 mesi in cui Renzi era a Palazzo Chigi – sottolinea il vicepremier - i sindacati erano più distratti. Gli scioperi, allora, furono 280 per una media di 8 al mese, quasi la metà di quelli odierni».

 

 

Secondo i dati forniti dalla Commissione Garanzia, dal momento in cui la leader di Fratelli d’Italia è diventata premier, i lavoratori hanno incrociato più del solito le braccia. Lo hanno fatto 34 volte solo per quanto concerne il trasporto pubblico. Negli anni di Conte, al contrario, c’erano stati soltanto 4 giorni di interruzioni, mentre 7 in quello Gentiloni. Discorso simile quello relativo ai collegamenti su ferro. Mentre col centrodestra sono stati bloccati per ben 54 volte, con i pentastellati a Palazzo Chigi era accaduto solo in dieci casi. Per dirla in breve, in neanche 800 giorni di Giorgia a Piazza Colonna, ben 88 gli scioperi indetti soltanto dalla Cgil.

 

 

Numeri, quindi, che confermano quanto sostenuto, sin dal primo giorno, dalla maggioranza, ovvero «l’imparzialità» di chi vorrebbe utilizzare la rivolta sociale come arma politica per sbarazzarsi dell’avversario ritenuto scomodo. Ecco perché il vicepremier chiarisce come, stavolta, se le iniziative per i lavoratori «vengono svolte rispettando le norme nulla quaestio», altrimenti già dalle prossime ore interverrà «per limitare la fascia oraria, eventualmente anche con la precettazione».

 

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