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FdI, Fabrizio Tatarella: "Se vogliamo guardare avanti arriverà anche il momento di spegnere la fiamma"

Aldo Torchiaro
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Fabrizio Tatarella, avvocato e giornalista, è il Vicepresidente della Fondazione Tatarella. Nipote di Giuseppe Tatarella, il Pinuccio a cui la destra italiana deve una parte significativa del suo bagaglio ideale e culturale, è legato alla storia della sua famiglia come a quella della destra, senza discontinuità. Riflettiamo con lui sull’idea - lanciata dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani- a proposito del cambio di simbolo di Fratelli d’Italia: «Se vogliamo andare avanti, e noi certamente vogliamo guardare avanti, cioè al futuro, arriverà anche il momento di spegnere la fiamma», ha detto il ministro.
Che cos’è per lei la fiamma tricolore?
«È il simbolo più antico della politica italiana, perché è il solo ad essere sopravvissuto al terremoto di Tangetopoli e alla fine della Prima Repubblica. La fiamma del Msi ha esaurito il suo percorso con la nascita della Seconda Repubblica di cui Alleanza Nazionale è stata protagonista fondamentale».
Però poi con An, il simbolo rimane.
«Sì, appunto. Esattamente 30 anni fa quel simbolo è stato confermato allo storico Congresso di Fiuggi, nel gennaio 1995, che sancì il passaggio dal Msi ad Alleanza Nazionale».
Già all’epoca di quel congresso, il tema del rinnovamento era forte...
«An è stato il primo tentativo di costruire, grazie alla lungimiranza di Pinuccio Tatarella, un vero partito conservatore di massa che occupasse lo spazio politico appartenente un tempo alla Democrazia Cristiana».
E lei sente di difendere l’attualità di quel simbolo?
«Io appartengo alla generazione Atreju, figlia di Alleanza Nazionale. La stessa di Giorgia Meloni. La nostra è la terza generazione della fiamma come la chiama il Prof. Salvatore Vassallo nel suo libro "Fratelli di Giorgia. Il partito della destra nazional conservatrice". E sa cosa penso? Intanto che questo simbolo ha accompagnato Fdi negli ultimi successi, è stato votato alle ultime elezioni europee da quasi il 30% degli italiani».
È contrario a cambiare il simbolo di Fdi, ad ammainare la fiamma?
«Quando ci sarà un congresso si affronterà il problema e se ne potrà discutere serenamente. Guardiamo al di là del simbolo, al progetto che quell’intervento grafico vuole sottolineare».
Qual è?
«La Presidente Giorgia Meloni, seguendo la strategia di Pinuccio Tatarella, ha una duplice prospettiva. La prima è di rendere Fdi sempre di più il partito degli italiani e di gran parte del centrodestra senza necessità di un partito unico del centrodestra come fu il PdL, una fusione a freddo rivelatosi poi un grave errore».
La seconda?
«Riprendere la politica di "Oltre il polo" per portare nel perimetro del centrodestra tutti i delusi dei centristi del centro sinistra. Un’area sempre più di sinistra massimalista che nel campo largo non dà ai riformisti alcuna dignità politica. In questo senso sono positivi i ritorni di Mara Carfagna e Maristella Gelmini. Gli elettori di Calenda e Renzi, orfani della prospettiva del Terzo polo, possono trovare collocazione in un'area moderata del centrodestra».

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