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M5S, “imprescindibile essere riformisti”. Di Maio pronto al ritorno tra i grillini?

«Quello che parte oggi è un importante momento di democrazia interna perciò va rispettato. I molti cambi? Sono il sintomo di un’esigenza di cambiamento che condivido. Non ho mai creduto nell’ortodossia. Il Movimento 5 Stelle è sempre cresciuto attraverso momenti evolutivi Di questo tipo». Sono queste le parole pronunciate in un’intervista al QN da parte dell’ex capo politico M5s Luigi Di Maio, oggi Rappresentante speciale Ue per il Golfo Persico. L’ex ministro degli Esteri sembra proprio parlare come chi abbia voglia di rientrare nell’arena politica parlando nei giorni clou per i grillini (l'assemblea costituente è fissata per sabato e domenica): «Quando una forza politica entra nelle istituzioni - sottolinea - assume delle responsabilità differenti e più grandi Prima tra tutte quella nei confronti degli elettori. A quel punto il diritto all’estinzione non conta più. Saranno gli elettori, con il voto, a decidere se il Movimento deve sparire o no». 

 

  

 

Sulla regola dei due mandati «ho sempre pensato che quella norma andasse superata. Credo infatti - osserva Di Maio - che sia naturale voler preservare le competenze nate in tanti anni di esperienza. Competenza è ciò che chiedono gli elettori. Elettori che infatti mi pare ultimamente scarseggino. Il contatto con le persone c’è ancora ed è forte. Ciò che è mancato è una classe amministrativa locale. Un vulnus che derivava da una regola interna, che vietava ai parlamentari di andare poi a fare i sindaci, i consiglieri, i governatori. Per questo dico: il M5s si evolve, se serve, con la democrazia interna». 

 

 

Per Di Maio gli elettori M5s «in gran parte militano nel grande partito dell’astensione. Altri sono migrati verso destra. Il Pd fa il resto. La segretaria Elly Schlein, con le sue politiche, credo parli molto all’elettorato grillino. Il posizionamento nel campo del riformismo oggi non è né giusto né sbagliato. Semplicemente è imprescindibile». Una fronda invita gli iscritti all’astensione e pure Grillo è per l’astensione. «Eppure Conte lo ha voluto lui, blindandolo con due contratti», la fulminata di Di Maio al fondatore.