Stangata sull'auto, l'allarme di Urso: "Multe Ue da 17 miliardi a chi non fa l'elettrico"
«Sulle case automobilistiche è in arrivo una stangata clamorosa. Multe fino a 17 miliardi per chi non produce un determinato quantitativo di auto elettriche. Aziende come Volkswagen e Stellantis rischiano di essere messe in ginocchio. E stanno trovando soluzioni alternative per evitare questa tagliola». A lanciare l’allarme è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nell’intervista realizzata dal direttore Tommaso Cerno, in occasione dell’evento "L’importanza delle infrastrutture" organizzato a Palazzo Wedekind nell’ambito delle iniziative per l’ottantesimo anniversario de Il Tempo. Proprio durante le prime battute del confronto il titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy svela una notizia. «Se non fosse per le problematicità dell’automotive, difficoltà che non riguardano solo l’Italia ma anche l’Europa, il nostro Paese avrebbe raggiunto la quarta posizione mondiale come esportatore globale. In questa fase stiamo avendo un testa a testa con Giappone e Corea del Sud e il nostro differenziale è rappresentato proprio dall’auto».
Urso: la crisi dell'auto e il paradosso del green. L'intervista con Cerno
Un concetto espresso senza giri di parole che consente al ministro Urso di proseguire e allargare il ragionamento: «In Germania Volkswagen ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti. L’Europa sta vivendo una distorsione della politica industriale, alla base della quale c’è un macigno che grava sulle case automobilistiche, costrette a rispettare la proporzione nelle vendite tra macchine elettriche ed endotermiche». Affermazioni che permettono al direttore Cerno di introdurre le logiche dogmatiche del green a ogni costo, una dinamica che non colpisce i competitor del Vecchio Continente. «La Commissione Ue ha la necessità di nascere il prima possibile: gli altri attori, non solo Stati Uniti e Cina, non stanno fermi. Non possiamo imporre - afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso - una sola tecnologia come avveniva in Unione Sovietica». Il passaggio successivo è una logica conseguenza di tale premessa. «L’autonomia energetica è fondamentale per ogni politica industriale e di difesa. La pandemia e la guerra tra Russia e Ucraina ci hanno ricordato la sua importanza». Urso plaude all’energia rinnovabile, ma senza dimenticare che «questa risorsa non è sempre disponibile, al contrario di quella nucleare».
Crisi auto, Urso: maximulte in arrivo. Gli espedienti delle case per evitarlo
Il ministro ribadisce che il Paese investirà nei reattori di terza e quarta generazione, circostanza già prevista nella legge finanziaria. Gli investimenti non mancheranno anche perché il Piano Transizione 5.0 è dotato di nove miliardi di euro, denaro messo in campo per favorire l’innovazione. Innovazione ma anche lavoro. «Quest’ultimo va sempre premiato, infatti abbiamo eliminato il reddito di cittadinanza. La nostra visione si basa su uno Stato strategico». Detto in altri termini e con una battuta: «Siamo contrari al fatto che il capitale entri nelle aziende: siamo attenti al valore sociale del lavoro ma non siamo comunisti». Una questione, il lavoro, che non può non aprire quella del dialogo con le forze sindacali. «Dall’inizio della legislatura sono stati organizzati oltre 200 tavoli con i sindacati. Il confronto con le realtà sociali e produttive è sempre aperto». Il ministro indica anche i prossimi obiettivi. «Tra questi il rafforzamento del settore manifatturiero e quello delle «quattro A» del Made in Italy: abbigliamento, arredamento, automotive e agroalimentare». La chiusura dell’evento è dedicata al Piano Mattei. «Una partnership tra Italia e Africa, e tra Europa e Africa. Il Vecchio Continente- chiosa il ministro Urso - per crescere non deve guardare più verso oriente, dove si è creata una nuova Cortina di ferro, ma verso sud. Tra gli obiettivi del Piano Mattei c’è la messa in sicurezza delle catene di approvvigionamento e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nel continente africano. E per realizzare quest’ultima prospettiva Roma ospiterà l’hub di 350 start-up africane».