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Michele De Pascale il "cementista" che piace ai riformisti e se ne frega delle nutrie

Rita Cavallaro
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Un cementista, che piace ai riformisti e se ne infischia delle nutrie. Insomma, c'è un anti Elly, e pure anti Bonelli, alla guida della Regione che sforna segretari del Pd. L'ombra lunga di Michele De Pascale, il neo governatore della roccaforte rossa, non devono averla vista arrivare al Nazareno, il partito sferzato dalle correnti che in mancanza di altro si accontenta della Schlein. E che ora guarda con interesse all'ex sindaco di Ravenna per due mandati, quel vento nuovo capace di tenere a bada gli appetiti più estremisti e di uscire, senza dare troppo nell'occhio, dall'ideologia woke e dal politicamente corretto che, dopo la debacle Usa, non va più di moda. D'altronde, che De Pascale non fosse proprio in linea con la propaganda della sinistra a traino Schlein, era già palese fin dai tempi della prima alluvione in Emilia Romagna, quando, di fronte alla sofferenza per le vite spazzate dall'acqua, si era schierato contro le nutrie, come Matteo Salvini.

 

 

 

«Questa tragedia ci insegna che la politica deve darsi delle priorità: è più importante salvare vite umane o preoccuparsi di questioni come la nidificazione nei fiumi o la difesa di alberi e nutrie?», diceva l'eletto presidente in un'intervista a Il Foglio del 19 maggio 2023. In quel momento, la sua provincia era la più colpita e «in queste ore sento nelle trasmissioni televisive che la soluzione sarebbe rinaturalizzare i fiumi, tornare a un glorioso e incontaminato passato. Ma per noi tornare al passato significherebbe tornare alle paludi, alla malaria», incalzava. «Dicono che era un evento inevitabile. Ma da noi quella che sarebbe stata una vera e propria catastrofe la si è evitata. E non grazie a un lavoro di ieri, bensì alla deviazione dei fiumi Ronco e Montone, al grande progetto ingegneristico dei Fiumi Uniti, che risale al 1600. Ecco cosa rispondo a chi ci chiede di tornare indietro: basterebbe essere all’altezza del proprio passato».

 

 

 

Alla faccia di quell'Angelo Bonelli che salva i sassi dai fiumi, De Pascale rincarava la dose: «I cambiamenti climatici sono un dato di fatto. Solo che mentre prima i comunisti come mio nonno abbracciavano l’innovazione per bonificare, spaccandosi la schiena, adesso gli ambientalisti vorrebbero bloccare tutto». Più opere e meno ideologia, il suo manifesto. Che, a differenza di tante promesse, De Pascale ha reso realtà, al punto che più di qualcuno, in campagna elettorale, lo ha ribattezzato «Mister cemento del Pd», sbellicandosi dalle risate davanti alla ferrea fede dei Verdi nella sua candidatura. De Pascale, da sindaco di Ravenna, è salito sul podio della cementificazione. E i dati Ispra certificano il suo record: nel 2020 è riuscito nella pregevole impresa di mettere a terra addirittura 68 ettari di cemento, piazzandosi al secondo posto in Italia, dietro Roma. Non per nulla Ravenna non è sprofondata nell'acqua. E De Pascale è diventata l'ancora a cui aggrapparsi. Tanto che i comuni più alluvionati, in controtendenza con l'astensionismo dilagante, hanno superato la delusione per il Pd e hanno scelto l'uomo nuovo.

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