Landini, manco il Papa lo ferma. Il leader Cgil se ne infischia dei pellegrini
Speriamo almeno che il 19 maggio del 2025 il leader del sindacato rosso, Maurizio Landini, non decida uno sciopero. Almeno nel giorno di San Giuseppe (patrono dei lavoratori) dell’Anno Santo occorrerà pregare che la Cgil, e soprattutto i suoi iscritti nei servizi di mobilità, sicurezza, igiene ambientale e sanità, non lascino per strada turisti, pellegrini e cittadini. Cosa che, invece, sarà assolutamente possibile perché nonostante le buone intenzioni del Comune di scongiurare astensioni in alcune date cruciali del Giubileo, siglando un’intesa con i sindacati, Landini ha sbattuto la porta in faccia non solo al Campidoglio ma anche al primo inquilino del Cupolone. Al Papa. Già, le frotte di italiani e stranieri, che accorreranno a Roma per chiedere l’indulgenza rischiano di dover recitare il rosario intero o sperare nel miracolo, per raggiungere il Vaticano o le basiliche maggiori. In barba alla misericordia divina, o più concretamente alle più elementari regole di convivenza civile, il sindacalista leader si è rifiutato di firmare un protocollo che individua nove eventi strategici per la Capitale nei quali è previsto un grande flusso di partecipanti.
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Sono date calde con la città sovraccaricata di turisti che non potrebbe certo sopportare uno stop improvviso dei servizi di mobilità e affini. Si tratta del 23-24-25 dicembre 2024 con l’apertura della Porta santa della Basilica di San Pietro. Il 4-5-6-7 aprile 2025 che celebra il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità, il 24-25-27-28 aprile 2025 con l’appuntamento giubilare degli adolescenti, dal 27 al 30 aprile per l’evento delle persone con disabilità, Il 30 aprile-1-4-5 maggio con il giubileo dei lavoratori, dal 15 al 19 maggio per le Confraternite, Il 29-30 maggio-1-2 giugno per famiglie, nonni e anziani, dal 27 luglio al 5 agosto per il Giubileo dei giovani, fino al 5-6-7 gennaio 2026 con la chiusura della porta santa di San Pietro. Gli scioperi dovevano essere evitati non solo nei giorni specifici, ma anche in quelli subito prima e subito dopo. Questa l’idea, abortita dal dietrofront della Cgil. Così Landini da ex comunista non porterà certo i cavalli dei cosacchi ad abbeverarsi nella fontane di San Pietro ma la possibilità dello sgarbo alla città e al Pontefice se la è tenuta in canna.
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La spiegazione a dir suo è semplice: l’intesa «non ha raccolto il nostro consenso perché mancano i presupposti di metodo e merito. Si è scelto di fare un percorso inedito, considerando centrale solo l’obiettivo di estendere le franchigie per neutralizzare, in modalità preventiva, gli spazi del potenziale conflitto invece che gli strumenti e le modalità per impegnarsi a rimuoverne le cause». Insomma le ragioni del proletariato vincono anche sulla fede cristiana. Ora come nei film di Peppone e don Camillo si attende una risposta del Vaticano che induca a una maggiore comprensione il leader della Cgil. E se non varrà certo la scomunica per Landini, visti i tempi e la regressione della storia (con la possibilità finora remota anche di una guerra mondiale) il sindacalista stia attento. In maniera scherzosa ovviamente, ma non si sa mai. Già perché può tornare anche il Papa Re. Che di strumenti di convincimento ne aveva di più efficaci del solo richiamo verbale.