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Toghe rosse, offensiva contro politici e giornalisti: "Non scrutate la nostra vita"

Benedetto Antonelli
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Non si placano le tensioni fra politica e magistratura. Il Comitato direttivo centrale dell’Anm, riunito a Roma, approva una delibera con cui mette nero su bianco che «ritiene, per la gravità del momento, di dover assumere adeguate iniziative e pertanto invita ogni attore politico al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell’ordine giurisdizionale». Per l’occasione sono presenti i protagonisti dello scontro di questi giorni. Accanto al presidente Giuseppe Santalucia siede Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica che per prima a metà ottobre non ha convalidato il trattenimento dei primi migranti portati nei centri in Albania. Anche visivamente la sintonia di posizioni è evidente. La delibera approvata all’unanimità viene inviata anche al Consiglio superiore della magistratura (Csm) «per le valutazioni dell’organo di governo autonomo e per le conseguenti iniziative a tutela della indipendenza e dell’autonomia della magistratura».

 

 

Ma viene inoltrata anche all’Ordine dei giornalisti. Già, perché secondo l’Anm «a questi attacchi sono seguite operazioni di indebita ricostruzione della vita privata dei magistrati» e «sono state selezionare e rese pubbliche scelte personali ritenute correlate ai provvedimenti adottati». Le toghe parlano di «linciaggio mediatico cui un certo giornalismo si è prestato ha colpito i giudici e la loro naturale tensione a decidere liberi dalle proprie convinzioni e passioni: scrutare la vita delle persone, riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l’etica giornalistica». Quindi, ricapitolando, secondo l’Anm il giornalismo non dovrebbe interessarsi ad un magistrato (Marco Patarnello) che in una mailing list ufficiale con i colleghi scrive di Giorgia Meloni più pericolosa di Berlusconi «perché non ha inchieste». E allo stesso modo non dovrebbe occuparsi di un altro giudice (Antonella Marrone), autore di una sentenza sui migranti, che su whatsapp scrisse della «voce rabbiosa» di Meloni.

 

 

Pronta la replica della Lega guidata da Matteo Salvini, che va all’attacco: «Rassicuriamo la Anm: per screditare la magistratura, basta la magistratura che blocca le espulsioni dei clandestini delinquenti, libera gli spacciatori per errore, va in piazza contro il governo, chiede la galera per Matteo Salvini perché "ha ragione ma va attaccato"». E ancora: «Per invertire la tendenza, basterebbe iniziare dalle cose più banali. Per esempio: meno convegni e più lavoro». Mentre Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato di Forza Italia, bolla come «memorabile il documento dell’Anm che con temeraria sfrontatezza rivendica quello che abbiamo definito l’uso politico della giustizia. Il comizio e la sentenza diventano tutt’uno». Ma non finisce qui. L’Anm si oppone anche all’emendamento di FdI al dl Flussi con cui si chiede di spostare la competenza delle decisioni sui trattenimenti dei migranti dalle sezioni ad hoc dei tribunali alle Corti d’appello.

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