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Migranti e "Meloni-style": perché da Sunak a Starmer ci copiano gli accordi

Pietro De Leo
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È la conferma di quanto anche a sinistra si faccia largo la sensibilità del contrasto all’immigrazione irregolare. L’edizione domenicale del britannico Times, ieri, dedicava l’apertura all’approfondimento sui prossimi passi che il governo laburista ha intenzione di muovere. E che prendono a modello gli accordi italiani stretti dal governo Meloni con Tunisia e Libia. La testata inglese ricostruisce che Yvette Cooper, ministro dell’interno, starebbe tenendo delle trattative per stringere intese analoghe, con il Kurdistan iracheno, la Turchia e il Vietnam. Nel Kurdistan, spiega il Times, sarebbe la sorgente di un intenso traffico illegale di esseri umani, attraverso organizzazioni criminali con dei terminali anche in Gran Bretagna che riescono a organizzare le partenze via mare da alcune spiagge francesi, attraversando poi la Manica. Con il Kurdistan iracheno i contatti sarebbero ben avviati, anche attraverso il lavoro di un team inviato sul territorio per capire su quali punti poter lavorare. Per quanto riguarda il Vietnam, invece, si tratterebbe di una proroga di un’intesa già stretta dal precedente governo conservatore, e che prevede un’intensa attività di comunicazione in quel Paese per scoraggiare dalle partenze alla volta della Gran Bretagna.

 

 

 

Dunque, c’è un filo sostanziale tra la visita del Primo Ministro Keir Starmer a Palazzo Chigi appena entrato in carica e la prospettiva di azione che sta imprimendo al dossier migratorio. In quei giorni, il Telegraph scriveva che l’inquilino di Downing Street era andato a colloquio con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per «imparare dal successo dell’Italia sui migranti». Un paio di settimane fa, poi, parlando all’assemblea generale di Interpol a Glasgow, Starmer aveva affrontato l’argomento con molta fermezza: «Non c’è nulla di progressista nel chiudere gli occhi di fronte all’immigrazione clandestina, sulla morte di uomini, donne, bambini nelle acque della Manica». Arrivando a paragonare gli scafisti con i terroristi. Questo segna una linea di continuità nella sinergia con l’Italia, che aveva trovato nel predecessore di Starmer, il conservatore Rishi Sunak, un interlocutore per il contrasto ai trafficanti di esseri umani.

 

 

 

Il "Sunday Times", dunque, conferma che l’impostazione ideata dall’Italia con i Paesi del Nord Africa può essere un modello. D’altronde, questo è stato certificato anche da Frontex. Nel report che segnava il -64% lungo la rotta del Mediterraneo centrale nei primi mesi di quest’anno, l’agenzia sottolineava l’utilità degli «accordi firmati dall’Ue e dai singoli Stati membri con i principali Paesi di ultima partenza». Un chiaro riferimento al nostro Paese. L’approfondimento del Times ha suscitato la reazione di Fratelli d’Italia, che sui canali social sottolinea: «Le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina del Governo Meloni danno i loro frutti e fanno scuola in tutta Europa. La riduzione degli sbarchi è sotto gli occhi di tutti e il nuovo approccio inaugurato dal Presidente Meloni dimostra come sia possibile ridurre il numero delle partenze e combattere i trafficanti di esseri umani».

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