le elezioni regionali

Emilia e Umbria al voto ma l'affluenza è in calo: ecco chi rischia davvero

Mira Brunello

Il primo giorno di voto è appesantito dalla preoccupazione dell’astensionismo che raggiunge livelli record e che potrebbe cambiare le carte in tavola. Alle 19 di ieri, si erano recati alle urne il 30,35% degli elettori in Emilia Romagna (contro il 57,63% delle ultime elezioni); in Umbria il 31,47% (contro il 52,91 % di cinque anni fa, però si votò nella sola giornata di domenica). Oggi si potrà andare al seggio fino alle 15, le ultime ore per sperare una maggiore affluenza. Poi ci sarà spazio solo per l’attesa, in una partita, che come è successo alla Liguria, fornirà indicazioni nazionali per gli schieramenti. Soprattutto per il centrosinistra, che aveva caricato le aspettative, fino a dare per scontata una vittoria per 3-0. Un risultato che la vittoria di Marco Bucci a Genova, ha del tutto archiviato. Così l’attenzione si è spostata soprattutto sull’Umbria, la regione in cui si sfidano la governatrice leghista uscente Donatella Tesei, e la prima cittadina di Assisi Stefania Proietti per il campo largo. Anche in questo caso, Elly Schlein fino a poche settimane fa era certa di arrivare in testa al traguardo, una convinzione che giorno dopo giorno si è affievolita. Gli staff delle principali candidate ora descrivono un possibile testa a testa, che potrebbe essere risolto dal primo cittadino di Terni, Stefano Bandecchi, che si è speso per il centrodestra.

 

  

 

 

Un’eventuale nuova sconfitta del centrosinistra dalle parti di Perugia avrebbe l’effetto di aprire un conflitto attorno al Nazareno. I malumori causati dalla debacle di Andrea Orlando sono stati messi a tacere proprio per una sorta di tregua elettorale. Che scade proprio oggi. Un guaio per la segretaria, con la minoranza che ha convocato già un incontro a Roma il 30 novembre per porre ufficialmente la questione di un’alleanza che non funziona, e dell’esigenza di trovare un nuovo federatore. Il consuntivo di Elly Schlein, da quando si è insediata con le primarie, è abbastanza pesante: ha perso sette Regioni su 8, affermandosi nella sola Sardegna e per di più con una candidata scelta da Giuseppe Conte. Insomma tutto è pronto per un "processo" sommario alla numero uno ed il capo di imputazione principale sarà proprio l’ostinazione ad andare avanti stringendo accordi con il M5S. In pratica federatore cercasi (Paolo Gentiloni?). La coalizione di Giorgia Meloni vive la vigilia in modo più rilassato, dalle urne si aspetta un test sulle ultime ‘scosse’: la sentenza della Consulta sul referendum abrogativo dell’autonomia differenziata, l’inquietudine del vicepresidente Matteo Salvini ed i distinguo con il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani.

 

 

 

Diverso il quadro in Emilia Romagna (dove voterà oggi anche la segretaria del Pd): il pericolo numero uno è l’astensione. Oltre a chi pagherà il "costo" delle ultime alluvioni: l’amministrazione regionale che è sempre stata a guida Pd o l’esecutivo nazionale? A contendersi la successione a Stefano Bonaccini sono il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, e la candidata civica sostenuta dal centrodestra Elena Ugolini. Una vigilia del voto arroventata dalle polemiche seguite alla manifestazione dei centri sociali a Bologna, che hanno provocato il ferimento di alcuni agenti di polizia. Con le polemiche tra il sindaco del capoluogo emiliano, Matteo Lepore, e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Nelle due regioni, il campo largo è sostenuto dalle liste civiche ("Futura") promosse da Azione, Partito socialista, Partito Repubblicano e Più Europa. Candidati anche esponenti renziani nelle civiche dei "Presidenti", ma senza simbolo di partito. Bisogna vedere se l’astensionismo record sconvolgerà le previsioni, che sono attestate sul segno X, ovvero di fatto un pareggio, una Regione al centrodestra ed una al centrosinistra.