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Pd, congiura contro Schlein all'ombra di Craxi: il piano dello "Sceriffo" De Luca

Luigi Bisignani

 Ie «idi di marzo» si avvicinano per Elly Schlein, che potrebbe essere costretta a lasciare la segreteria del Pd. Il suo «Bruto»? Vincenzo De Luca, che con qualche mese d’anticipo, potrebbe sciogliere l’Assemblea regionale, portando i campani alle urne e facendo scacco matto alle due primedonne della politica italiana: Giorgia Meloni, che sta preparando l’assalto alla recente legge regionale che concede il terzo mandato - impugnandola davanti alla Corte Costituzionale e la stessa Schlein, che ha tentato, finora invano, di bloccare l’arrembaggio di De Luca. Il dibattito sul terzo mandato dei presidenti di regione ha assunto connotazioni politiche quando la Lega ha presentato l’ emendamento cosiddetto «salva Zaia».

Forte del via libera, lunedì scorso, del consiglio regionale, lo «sceriffo» De Luca non sembra minimamente intenzionato a fermarsi al secondo giro di boa anzi, si appresta a «tirare dritto» al triplete, costruendo una coalizione attorno al suo nome. L’usato sicuro De Luca sembra possa radunare, accanto a tanti piddini, molte liste civiche orientate più verso il centro che verso la sinistra barricadera e ideologica fomentata da più fronti, tra cui quello del leader della Cgil, Maurizio Landini. Con buona pace di Elly, De Luca riuscirà a mettersi d’accordo anche con Matteo Renzi, che più volte ha espresso il suo sostegno al governatore della regione «felix», definendolo «uno straordinario alfiere del riformismo anche a livello nazionale».

  

 

Chi lo sa, magari questo potrebbe essere il prequel del possibile rientro in gran stile di Renzi in un Pd (senza la segretaria multigender) più «centrato», un progetto su cui molti stanno lavorando, a partire da alcuni appartenenti al gruppo di Base riformista di Lorenzo Guerini e Salvatore Margiotta. Perfino Massimo D’Alema, che pare aver messo da parte ogni dissapore personale, ricorda che non è più tempo di «fare analisi del sangue», rievocando come lui stesso, un tempo, arrivò a bussare alla porta di Lamberto Dini per battere le destre.

Nel frattempo, a livello locale, alcuni insider sostengono che De Luca stia già tessendo la sua rete in Campania, coinvolgendo veri e propri «collettori» di voti, come l’avellinese Enzo Alaia e il casertano Giovanni Zannini, il quale recentemente ha portato la sua «dote elettorale» a favore del berlusconiano Fulvio Martusciello al Parlamento europeo. Last but not least, Giuseppe Sommese, un vero recordman di preferenze.

Il «ciclone De Luca» potrebbe mandare in tilt le plurime anime del partito che, in questo caso compatte, non vogliono sia la segretaria del Pd a fare le liste. La Schlein dovrebbe trovare il tempo per leggere la testimonianza di un’altra donna della politica italiana, figlia d’arte: Stefania Craxi, con il suo intrigante libro «All’ombra della storia - la mia vita tra politica e affetti» (da notare la sequenza). Si passa da ricor di di perso naggi indimenticabili come Wojtyla, Mitterrand, Pertini, Thatcher, Andreotti e altri ancora per disegnare un quadro politico sociale che Stefania con leggerezza condisce con aneddoti sulla sua grande storia d’amore con Marco Bassetti (oggi uno dei più importanti imprenditori europei nel mondo dello spettacolo). Ma soprattutto racconta con commovente lucidità la figura di suo padre Bettino, il presidente del Consiglio il quale passerà alla storia non certo per le monetine (il tempo è galantuomo), bensì per il coraggio di aver affrontato i diktat di Ronald Reagan a Sigonella, aver firmato il nuovo Concordato, aver sfidato i sindacati sulla scala mobile e aver lottato per unificare la sinistra.

 

La figlia prediletta del segretario socialista regala pagine illuminanti su ciò che la sinistra italiana avrebbe potuto essere e non è mai diventata, scegliendo, senza alcuna autocritica, di schierarsi con la magistratura giudiziaria, oggi capace solo di fomentare le piazze con la retorica di un fascismo datato e ormai obsoleto. Il libro racconta anche la storia di quando un esponente autorevole del Pci, Gerardo Chiaromonte, rivolgendosi a Bettino, lo mise in guardia con queste parole: «Guarda Bettino che il mio partito ha scelto la via giudiziaria al potere, stai attento». Un «sinistro» avvertimento, oggi, più che mai attuale.

Scrive Stefania: «Dopo il 1989, Craxi pensava che i comunisti sarebbero approdati sulla sponda socialdemocratica. Non c’erano più motivi geopolitici che giustificassero le divisioni, anzi fu proprio Craxi a lanciare per primo la parola d’ordine dell’unità socialista, inserendo tale dicitura perfino nel simbolo del Psi. Craxi, figlio del Novecento, era mosso da un proposito nobile: creare le condizioni per un’alternativa di sinistra in Italia che consentisse finalmente di sbloccare il sistema politico dominato dall’egemonia democristiana, consegnando al Paese una democrazia compiuta e governante». Nel suo libro, Stefania ricorda anche come «Craxi tentò fino alla fine di mantenere aperta la porta del dialogo: da vicepresidente dell’Internazionale socialista, fu proprio lui a pronunciare il discorso decisivo che permise l’ingresso del Pds nell’organizzazione».

Ora, la domanda è: riuscirà De Luca, partendo dalla Campania, a costruire una vera sinistra socialista che guarda al centro, capace di fronteggiare la destra senza tabù e inutili guerre ideologiche? Padre Pintacuda, storico gesuita di Palermo, sosteneva che tutte le grandi svolte politiche partivano dalla Sicilia. E se, questa volta, partissero dalla Campania? Elly e la sua variopinta compagnia sono avvertite. E non potranno dire di non averlo visto arrivare.