No Meloni day, studenti ProPal in piazza. Premier e Bernini imbrattate
Le mani insanguinate sul volto della Premier e del ministro Bernini. Il fantoccio di Valditara dato alle fiamme, atti di vandalismo, scontri con le forze dell’ordine, studentesse in reggiseno e cortei da nord a sud. Il «No Meloni day- Atto II», andato in scena ieri in circa 35 città, ha visto scendere in piazza la Rete degli studenti medie universitari, Cambiare Rotta, Osa e altre sigle che hanno sfilato per i centri urbani in quello che è stato definito «Atto II» delle proteste contro il governo. E in queste proteste c’è di tutto: dal «no» ai tagli alla scuola, all’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro e fino alla guerra in Medio Oriente, ovviamente solo in chiave pro Palestina. Anche se a Torino i pro Pal se la sono presa un po’ anche con il segretario del Pd, Elly Schlein, la cui immagine è stata inserita in alcuni cartelli con foto di esponenti politici italiani con il volto coperto da una mano insanguinata e la scritta «complice del genocidio». Nelle manifestazioni, infatti, sono state onnipresenti le bandiere pro Palestina che, secondo gli studenti, si legano proprio alle «mani rosse di vernice sulle facce dei ministri Valditara, Bernini e della Meloni: mani rosse d’alternanza, mani rosse di invio di armi nel mondo, mani rosse di complicità col genocidio in Palestina. Di quel sangue siete responsabili, non vittime, le querelle montate ad arte tenetevele per voi: gli studenti non vi credono più».
"Tagli alla scuola? Idiozia". No Meloni Day, Cruciani: il vero obiettivo delle proteste
Ma è stato definito lo sciopero degli studenti, che in alcuni casi ha coinvolto chele elementari dove i piccoli alunni non sono andati a scuola non per aderire allo sciopero ma perché mancava il bidello. Mentre da Bologna a Roma, passando per Milano, Napoli e Cagliari si svolgevano i cortei, a Torino la situazione è diventata incandescente quando una parte dei manifestanti ha aggirato lo schieramento di sicurezza innescando lo scontro con la polizia davanti alla Prefettura. Poi un fantoccio del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, é stato dato alle fiamme all'angolo tra corso Vittorio Emanuele e corso Galileo Ferraris. Tensioni anche in via XX Settembre, dove una parte del corteo é riuscita a superare lo schieramento di sicurezza e a raggiungere piazza San Carlo e piazza Castello. Danneggiati un Burger King e un McDonald in cui alcuni manifestanti hanno fatto irruzione. Presa di mira anche la Mole Antonelliana dove la bandiera italiana è stata sostituita con quella Palestinese, alcuni muri sono stati imbrattati e «il personale addetto al museo è stato oggetto di violenza», hanno denunciato Enzo Ghigo e Carlo Chatrian, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino.
No Meloni Day, gli studenti scendono in piazza: scontri e agenti feriti a Torino
Durante gli scontri di Torino 19 agenti sono rimasti feriti. «L’esplosione di un ordigno artigianale, lanciata dai sedicenti pacifisti, ha causato ai poliziotti un’intossicazione da cloro nel sangue; ora sono in cura presso l’Oftalmico» ha denunciato Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp. Anche a Roma si è consumata una giornata di protesta dove i toni del «No Meloni day» sono stati ripetuti. E quindi i tagli in manovra, il DL Sicurezza e la guerra a Gaza. I manifestanti sono arrivati davanti alla sede del Mur dove, anche qui, sono state esposte le foto con mani imbrattate di sangue sui volti di Meloni e dei ministri Valditara e Bernini. Durante il corteo, inoltre, é stata portata la riproduzione di un asino con appeso al collo la scritta «Ministra Bernini». Sotto il ministero dell’Istruzione, invece, i collettivi hanno scritto sull’asfalto «Ministero della guerra», urlando «Valditara a testa in giù». Anche qui erano presenti i pro Pal, ma a chiudere il corteo, con lo striscione «contro guerra e repressione, fermiamo il governo», «free free Palestine». Tutto questo mentre a Bologna alcune studentesse hanno dato vita ad un flash mob in reggiseno, esponendo un cartello con la scritta: «Disarmiamo il patriarcato».