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Regionali Emilia-Romagna e Umbria, sinistra in ansia: tutti insieme controvoglia

Mira Brunello
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Si ritrovano quasi per caso davanti all'ospedale Santa Maria di Terni, e a quel punto rispettano le formalità. Dimostrando anche di non essere particolarmente scaramantici, così si fotografano insieme, come avvenne a Genova per la chiusura della campagna elettorale, poche ore prima della cocente sconfitta. Stavolta i leader del campo largo sono a chiudere quella in Umbria e si fanno immortalare in uno scatto che "descrive" la distanza: Elly Schlein da una parte, in mezzo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, dall’altra Giuseppe Conte con la candidata Stefania Proietti.

L’incontro al presidio è il primo e ultimo nella Regione, la segretaria del Pd e l’avvocato di Volturara Appula hanno fatto di tutto per ignorarsi (e ci sono riusciti). La chiusura del centrodestra invece giovedì a Perugia, con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il segretario della Lega Matteo Salvini, e gli altri leader della coalizione, per la volata finale alla governatrice uscente Donatella Tesei.

Tra di loro anche il primo cittadino di Terni, Stefano Bandecchi, che con la sua Alternativa Popolare, potrebbe essere il "king maker" del centrodestra. O così teme la sinistra, che compulsa i sondaggi delle ultime ore con un po’di trepidazione. Finirà come in Liguria?

Ultime ore di campagna elettorale anche in Emilia Romagna, l’altra Regione che andrà al voto domani e lunedì. Il candidato presidente del centrosinistra Michele De Pascale ha chiuso ieri in serata in Piazza Santo Stefano a Bologna, cuore del centro storico delle due Torri, assieme ai candidati delle liste che lo supportano, compresi i renziani che sono in una civica senza simbolo di partito. Ha scelto Ferrara la sfidante del centro destra, Elena Ugolini per gli ultimi comizi elettorali.

 

Una vigilia che in realtà è molto più delicata per il centrosinistra, agitato dalle polemiche fino all’ultimo istante. A creare malumore sono le parole di Paolo Gentiloni che, prima attacca il superbonus («ha avuto un impatto più negativo che positivo»), misura-simbolo del governo Conte 2, quello giallorosso. Poi l’ex commissario si sofferma sulla "querelle" Fitto, ricordando che cinque anni fa il coordinatore di Ecr, la famiglia europea dei conservatori di cui è presidente Giorgia Meloni, votò a suo favore. Una delicatezza istituzionale che il Pd, componente nazionale più forte del gruppo S&D, non sta rispettando. Anzi la richiesta che è partita dai socialisti alla Presidente Ursula von der Leyen va esattamente nella direzione opposta: si tolga la vicepresidenza all’italiano. La sottolineatura di Gentiloni ha innervosito il Nazareno: a poche ore dalla apertura delle urne, è stata vissuta come un anticipo di quello che potrebbe succedere nel pomeriggio di lunedì, l’apertura delle ostilità nel Pd, contro la segretaria Elly Schlein, appesantita da troppe sconfitte.

 

Ed è esattamente il prezzo di questa contesa elettorale d’autunno, avviata con la certezza, esibita dal campo largo, di una schiacciante vittoria, un eclatante 3-0. Un sogno infranto in Liguria, che ha visto prevalere il centrodestra con Marco Bucci. Ora si chiude con Umbria ed Emilia Romagna. Lunedì il responso.

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