Usa, ordigno nello stabilimento di Andrea Di Giuseppe: arrestato un 37enne
In uno degli stabilimenti statunitensi del gruppo di Andrea Di Giuseppe, imprenditore e deputato italiano di Fratelli d'Italia eletto nella circoscrizione Centro e Nord America e sotto scorta da un anno e mezzo per le sue denunce sulla compravendita di visti e passaporti, è stato trovato un tubo bomba. La scoperta è stata fatta nel giorno in cui era prevista la visita dell'onorevole allo stabilimento. L’ufficio dello sceriffo della Contea di Highlands, in Florida, ha annunciato di aver arrestato James Wayne Phillips, di 37 anni, dipendente di una società di proprietà di Di Giuseppe. I colleghi dello stabilimento di Sebring, cittadina a meno di 300 km da Miami, hanno trovato nel suo armadietto un tubo-bomba (pipe bomb) parzialmente completato, e hanno chiamato le forze di polizia.
"L’ordigno è un tubo metallico con il fondo chiuso e la parte superiore filettata, chiuso con un dado rimovibile con biglie di acciaio all’interno e con altre caratteristiche che ne garantiscono l’efficacia se usato come arma esplosiva", hanno fatto sapere dall’ufficio dello sceriffo. Data la natura dell’ordigno, è stata chiesta l’assistenza di esperti di esplosivi per le indagini. Un artificiere della Divisione dei Vigili del Fuoco ha esaminato l’ordigno e ha dichiarato che, anche se non conteneva al momento esplosivi, aveva le caratteristiche di un ordigno esplosivo. I colleghi di Phillips hanno detto che l’oggetto non era associato al suo lavoro e che non era autorizzato ad adoperare la saldatrice usata per costruirlo.
L’uomo è ora accusato del reato di fabbricazione di ordigni esplosivi, un "second degree felony", che nello Stato della Florida può portare a condanne fino a 15 anni di reclusione. A quanto risulta all’Adnkronos, Di Giuseppe doveva visitare l’impianto proprio ieri, prima dell’arresto del dipendente. Il deputato è sotto protezione delle forze dell’ordine dal 2023, quando con una serie di denunce ha scoperchiato un sistema di compravendita di visti e passaporti in diversi consolati italiani. Dopo i suoi esposti alla Guardia di Finanza, ha iniziato a subire minacce e intimidazioni.