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Von der Leyen rischia grosso, i veti mettono in stallo i commissari e la Commissione

Aldo Torchiaro
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La candidatura di Raffaele Fitto alla vicepresidenza della Commissione Europea finisce per scuotere le fondamenta stesse dell’Unione Europea. Ieri, ricevendo il commissario in pectore al Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha augurato buona fortuna per la sua nuova, «importante missione», riconoscendo il peso di un ruolo che rappresenta l’Italia nel cuore delle istituzioni continentali. Ma la strada davanti a Fitto è tutt'altro che semplice.

L’Europa emersa dalle urne di giugno non è più quella che conoscevamo. Con sette milioni di europei passati dalle posizioni moderate o di sinistra a quelle di ultradestra, il panorama politico è cambiato profondamente.

 

Nonostante il successo delle forze popolari, che hanno consolidato la maggioranza l’assetto pro -Ursula, dell’Unione è ora instabile, e i segni di logoramento sono evidenti, anche all’interno delle stesse istituzioni. Il Ppe deve scegliere tra pura aritmetica e politica. Fino ad ora, ha optato per l'aritmetica, cercando alleanze con socialisti e liberali, ma mantenendo al contempo una porta aperta ai conservatori. Gesto mal digerito dalle sinistre. Eppure, nonostante i compromessi a cui i popolari sono stati costretti in passato, questa volta la posizione sembra più rigida. L’ultima campagna elettorale del Ppe ha toccato temi scottanti come il Green Deal e la gestione dei flussi migratori, portando alla formazione – su singole votazioni – di una nuova maggioranza alternativa, composta da popolari, conservatori e il gruppo Identità e Democrazia (oggi Patrioti). Una versione europea della maggioranza Meloni. Questa alleanza ha messo in difficoltà i socialisti e i verdi, i quali si sono visti respingere numerose proposte su temi ideologicamente cruciali.

Non è un caso che, dopo il voto, le sinistre si siano ritrovate marginalizzate, incapaci di imporre il loro programma, nonostante avessero negoziato con forza nelle prime fasi della Commissione von der Leyen. Oggi i nodi vengono al pettine. E il rischio per l’attuale governo della Commissione è altissimo. I compromessi a cui hanno tenuto fede fino a ora, diventano insostenibili. La strategia del Ppe si è fatta più chiara, e i nomi scelti per gli incarichi chiave rivelano una volontà di rafforzare la propria posizione all’interno della Commissione, a discapito di alleati storici come i socialisti.

 

Le divisioni si fanno più marcate e la proposta di Fitto come vicepresidente ha scatenato una serie di veti incrociati tra le forze politiche, con i socialisti che si sono schierati contro di lui. Tensione esacerbate dalla Spagna, dove la conflittualità tra il Partito Popolare e il governo socialista di Pedro Sánchez è in continua escalation.

I popolari spagnoli, infatti, avevano già manifestato il loro disappunto nei confronti della ministra alla Transizione Ecologica Teresa Ribera, accusata di non aver gestito adeguatamente la crisi di Valencia. Ora, il Ppe spagnolo è pronto a fare pressione anche sul dossier Fitto, legando la sua posizione a quella dei conservatori ungheresi del gruppo Patrioti, in un gioco di alleanze che rende ancora più complicato il panorama europeo. Il rischio che i veti incrociati tra popolari e socialisti portino alla caduta delle nomine di Fitto e Ribera è concreto. Se questo scenario dovesse concretizzarsi, la Commissione europea potrebbe trovarsi in una fase di stallo, con le istituzioni dell'Unione scivolate in un caos che rischia di minare la stabilità politica dell’Europa intera. Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia nel gruppo Ecr, punta il dito contro il Pd, accusandolo di voler indebolire Giorgia Meloni e, di conseguenza, l’Italia, attraverso il suo rifiuto alla nomina di Fitto.

Dal canto suo, il Pd naviga nell’incertezza. La sua posizione su Fitto sembra fluttuare tra l’opposizione alla linea del governo italiano e la necessità di mantenere rapporti di forza con i socialisti europei. Matteo Ricci, esponente del Pd, non nasconde le difficoltà: «La situazione è grave, e l’elezione di Trump ha avuto un effetto domino anche in Europa. La posizione del Ppe, inizialmente chiara su un europeismo moderato, ora sembra aprirsi sempre di più alle forze di estrema destra». Anche Giorgia Meloni, ieri ha tuonato sulle manovre contro Fitto: «Schlein non deve rispondere a me, ma ai cittadini italiani. Le persone serie fanno così», ha dichiarato nel comizio per le regionali ieri a Perugia. La posizione della leader di Fratelli d’Italia è chiara: il rifiuto della vicepresidenza a Fitto non è solo una sconfitta per l'Italia, ma una presa di posizione che mina la possibilità di un ruolo di primo piano per il nostro paese in Europa.

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