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Ue, Socialisti (e Pd) boicottano Fitto. Meloni: “Signori, ecco a voi la sinistra”

Pietro De Leo
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Giornata di "impasse movimentato", quella di ieri in Europa. Ursula von der Leyen incontra i capigruppo delle forze di maggioranza a Palazzo Berlaymont per cercare di sciogliere il nodo che ha congelato il voto dei coordinatori sui sei vicepresidenti esecutivi (più, fuori dalla cerchia, l’ungherese Varhelyi, pratica rimasta aperta dalla scorsa settimana). Lo schema d’incaglio è il seguente: i socialisti non vogliono Raffaele Fitto, esponente di Fratelli d’Italia e dunque di Ecr, come vicepresidente esecutivo. Sul lato opposto, i popolari, che giocano di sponda con Ecr, su spinta dell’ala spagnola avevano puntato la socialista Teresa Ribera. In tutto questo, il Pd l’altra sera aveva finito per accodarsi alla posizione socialista, famiglia d’appartenenza, nonostante il sistema-Italia giocasse una partita così importante. Su questo, ieri è tornata ad attaccare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario italiano, va tolta la vicepresidenza della Commissione che la Presidente von der Leyen ha deciso di affidare», ha scritto su X. E ancora: «L’Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra».

 

 

E il ministro alla Difesa Guido Crosetto aggiunge: «Ricordo bene quando FdI chiese all’Ecr di votare il commissario italiano Paolo Gentiloni. Oggi a parti invertite il Pd non vota Fitto e non vuole dargli un ruolo importante. Questa non è politica, ma livore ideologico». Elly Schlein, però, ha sostanzialmente fatto la gnorri, e interpellata sul dossier europeo dai giornalisti svicola: «Non sono qui a rispondere a Giorgia Meloni. Sono dieci giorni che questo governo ci impedisce di parlare di Manovra. Ogni giorno ce n’è una: un fuoco di artificio, un elemento di distrazione di massa«. Dunque, è l’incaglio. Su cui ieri apriva uno spiraglio il capodelegazione di Forza Italia in Europarlamento Fulvio Martusciello: «Fitto non deve temere. È sotto l’ombrello dei popolari e di Tajani. Il via libera del Parlamento è una vittoria di Tajani». L’asse che collega il leader del Ppe Manfred Weber all’Italia, da lui indicata come un fattore di stabilizzazione dell’Europa, è infatti molto solido. E potrebbe avere un punto di sblocco a breve.

 

 

Oggi, infatti, Weber ha convocato i capidelegazione del Ppe. Riunione in cui potrebbe essere impressa una svolta, con l’abbandono della linea intransigente degli spagnoli sulla Ribera, in virtù del pragmatismo e della necessità di far partire la commissione. Con questa linea: nessuno disconosce gli errori politici di Ribera in quanto ministro della transizione ecologica in Spagna sull’alluvione. Ma il Ppe è un partito garantista e se ci saranno da compiere ulteriori valutazioni, si compieranno in seguito. L’importante, però, è partire. Un ulteriore segnale sul punto è arrivata ieri dal portavoce della Commissione, che ha ribadito la fiducia di von der Leyen su Ribera. Se, dunque, oggi il Ppe dovesse creare le condizioni per il via libera, probabilmente si dovrebbe sbloccare lo stallo su Fitto così come sugli altri quattro vice esecutivi. E anche su Varhelyi, il commissario ungherese rimandato per dare un segnale a Viktor Orban.

 

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