in umbria per tesei
Meloni in Umbria per Tesei, che bordata a Schlein: "Risponda su Fitto e migranti"
«Una regione bellissima». Tra le bandiere dei partiti dell’alleanza di centrodestra, l’evento di Perugia, che chiude la campagna elettorale di Fdi, Lega e Fi, parte con un video-spot che mostra le bellezze dell’Umbria, con la voce della candidata uscente, Donatella Tesei, pronta per il bis. Poi a lei tocca il primo intervento live («Noi siamo quelli del fare, dall’altra parte ci sono quelli del no», dice con un mantra che accompagna l’alleanza in tutte le ultime campagne elettorali, come ad esempio in Liguria). Nel frattempo all’auditorium San Francesco del prato, arriva il premier Giorgia Meloni, ma non in tempo per applaudire l’altra donna presente oggi sul palco dell’alleanza. Ad omaggiarla, per quanto fatto ci pensa Stefano Bandecchi, di Alternativa Popolare, che definisce Tesei una sorta di antidoto al male. «Un chicco che diventa caffè», dice applaudito nel suo accento umbro. Se la candidata Tesei assicura che la sua battaglia sarà sulla sanità, non dimenticando di rivendicare interventi fatti nel primo mandato a favore di quella pubblica, i leader nazionali parlano a tutto campo. Meloni interviene per quasi 40 minuti, attaccando a testa bassa Elly Schein, leader democratica che poco distante parla a favore della candidata del centrosinistra Stefania Proietti.
Alla leader dem non risparmia attacchi durissimi. Su Raffaele Fitto: «Ci deve dire da che parte sta», chiede diretta il premier. Sui migranti: «Il Pd ha chiesto alla Commissione Ue di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per il protocollo sull’Albania. Sapete che succede se si apre una procedura d’infrazione? Devi pagare, devi pagare, sono soldi. Voglio chiedere a Elly Schlein: quand’è che smetterete di chiedere l’aiuto fuori dalla patria per fare quello che voi non siete in grado di fare?». Meloni sgombra il campo da altre polemiche, ad esempio con i giudici, ricordando come abbia iniziato a fare politica dopo la morte di Borsellino, aggiungendo però che qualche problema c’è: «Voglio dire, come ho già detto, che considero irragionevoli alcune decisioni di una parte della magistratura», ma i toni sembrano stemperati e lontani da quelli di Elon Musk, mai citato da nessuno dei leader presenti.
Schlein è oggi il vero bersaglio del presidente del Consiglio, in un intervento che la vede assicurare che non si fermerà, rivendicando di avere ancora tanta pazienza. «Piaccia o non piaccia fermerò l’immigrazione irregolare», assicura applaudita dal vicepremier Salvini, che l’ha preceduta sul palco.
Il leghista punta invece sul tema dello scontro con i magistrati, ricordando le inchieste nei confronti dei politici. Ma poi prevale il rivendicare la politica dei fatti «contro i monopattini di Toninelli». «L’Umbria che vogliamo lasciare ai nostri figli è quella dove l’italiano si sentirà ospite tra trenta anni, come a Ponte a San Giovanni?», chiede applaudito, mentre in sala giovanissimi supporter, alcuni con la t-shirt con il viso di Trump fanno partire il coro ’Matteo-Matteo'.
L’altro vicepremier, Antonio Tajani, rivendica i risultati in manovra: stiamo cercando di trovare il modo «per sostenere il ceto medio le donne che devono poter lavorare e poter fare le madri», dice a sua volta applaudito. Da ministro degli Esteri parla di «pace, un bene prezioso». «Meloni sa quanto ci siamo battuti per un accordo tra Israele e Hamas, quanti tentativi, quante telefonate». Poi dice: «io non mi sono mai fatto mettere paura, neanche all’università dalle Brigate Rosse. Io responsabile del genocidio a Gaza? Noi siamo l’unico paese che ha mandato una nave ospedale per i bambini palestinesi, altro che compiti del genocidio», aggiunge levandosi un sassolino dalle scarpe dopo le parole del professor Orsini. Corale, al di là dei temi scelti, la volontà di dare l’idea di un centrodestra unito. Di cui parla anche Maurizio Lupi. Tajani la spiega così: «Non si illudano che ci dividano, sono 30 anni che siamo uniti. Noi ci rivolgiamo a elettorati diversi, il mio compito non è quello di Giorgia o di Matteo, noi dobbiamo andare a prendere tutti gli elettori del centro», dice il leader azzurro, rivendicando la diversità delle forze di centrodestra. Poi la foto-opportunity tra le bandiere, che chiude la serata in attesa del voto, su cui Meloni azzarda: «Chissà che l’Umbria non sia la dodicesima vittoria su tredici da quando il governo ha iniziato il suo lavoro».