Ue, il giorno della verità per Fitto. Ricatto dei Socialisti: diciamo no
È arrivato il giorno di svolta per il ruolo italiano nella Commissione Europea. Quello in cui Raffaele Fitto, designato da Ursula von der Leyen alla vicepresidenza esecutiva con la delega alla coesione, passerà in audizione alla Commissione Affari Regionali. E vede una vigilia con il gruppo dei Socialisti scendere in trincea. Al termine di una riunione di gruppo, il principale gruppo di centrosinistra espone una linea muscolare sul ministro italiano. «Non lo sosterremo come vicepresidente esecutivo», dice Gabriele Bishoff, tedesco, vicepresidente del gruppo. Per quanto si riserva il giudizio sulla preparazione di Fitto «vedremo domani come sarà». Mentre il presidente del gruppo Iratxe Garcia Perez osserva: «Porre sullo stesso piano Fitto e Ribera è inaccettabile, l’accordo del Ppe era con le forze pro europee, come i socialisti e i liberali, e Ribera è una socialista. C’era un accordo trai popolari e i socialisti e deve essere rispettato, cosa non succede se non verrà rispettato? Chiedetelo a Weber». Cioè Manfred Weber, il leader dei popolari. Ribera, invece, è Teresa Ribera, ministro della transizione ecologica del governo Sanchez (anche lei indicata come vicepresidente, con la delega su ambiente e concorrenza). Su di lei, la logica dei popolari, espressa anche su queste colonne dal capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello, è «simul stabunt, simula cadent» rispetto a Fitto. Ma ci torneremo.
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Rimane da analizzare un punto, il Pd. Ieri, dopo una riunione di delegazione filtrava questa posizione: i dem sono pronti ad ascoltare Fitto stamane per poi decidere «senza pregiudizi». Fratelli d’Italia, partito di Raffaele Fitto, osserva una posizione attendista, ma anche qui, attraverso «fonti», si inchiodano i dem alla loro posizione: «Stupiscono i continui veti dei Socialisti europei, che rischiano di ritardare e di rendere complesso l'avvio della Commissione. E stupisce ancor più l'incapacità del Pd di sostenere con forza una posizione italiana all'interno del gruppo socialista». E, viene osservato, «ciò malgrado sia la delegazione numericamente più grande. Delle due l'una: o il Pd vorrebbe sostenere il Commissario designato italiano e la sua Vicepresidenza esecutiva ma non è in grado di farsi rispettare dalla sua famiglia politica, oppure non sta difendendo l'interesse nazionale italiano, perché accecato dal proprio odio ideologico».
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Capitolo Ppe. Qui, Fitto è appoggiato a tutti gli effetti come fosse un proprio candidato, vista anche la provenienza originaria dalla famiglia popolare, l’identità e quella postura che non ha mai abbandonato. L’appoggio dei popolari a Teresa Ribera è fiaccato da quel che il Tempo aveva già raccontato domenica, lo scontro interno alla politica spagnola per la gestione dell’alluvione che si è abbattuto su Valencia. Le dichiarazioni di molti esponenti del Partido Popular avevano fatto presagire un mancato appoggio della squadra spagnola alla commissaria. Ieri, la conferma. Da parte loro c’è pollice verso. Per quanto a votare i commissari sono i coordinatori (e gli spagnoli non ne hanno), comunque il tema è aperto. L’ intransigenza degli spagnoli trova un contraltare in quella dei tedeschi (Cdu e Csu) mentre Forza Italia media tra le due istanze. Un lavoro di sintesi è demandato a una riunione iniziata ieri sera all’ora di cena. Sull’atteggiamento molto dipende da quello che oggi terranno i socialisti su Fitto. A ieri sera, vista la logica dei veti incrociati pareva difficile sia per Fitto che per Ribera ottenere i 2/3 di consensi necessari (in quel caso, si va a un voto a scrutinio segreto con maggioranza semplice, non più solo da parte dei coordinatori ma di tutti i componenti delle commissioni interessate). Intanto, resta ancora in sospeso l’approvazione finale dell’ungherese Oliver Varhelyi, indicato per la politica sanitaria e benessere degli animali, dopo che mercoledì scorso non ha ottenuto l’approvazione per la sua audizione.
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