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Fratoianni va in aiuto di Elly e scarica lo Sceriffo. De Luca pronto a correre da solo

Mirella Bruno
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È il soccorso «rosso» che Elly si aspettava. Nel 2025 in Campania, comunque finisca la questione del terzo mandato di Vincenzo De Luca, il Pd avrà bisogno di tutto il sostegno possibile per non affondare sotto i colpi incrociati del centrodestra e delle liste civiche del governatore. Così il primo a scendere nell'agone a fianco del Nazareno, è il co leader di Alleanza Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni: «Siamo contrari al terzo mandato anche per i sindaci sotto i 15 mila abitanti figuriamoci per i presidenti di Regione. La nostra è una posizione che va al di là di De Luca, per noi le cariche di governo monocratiche richiedono un limite di mandati». Anche sulla stagione di governo del Presidente campano Fratoianni non usa le mezze misure: «Un giudizio politico sugli anni di De Luca in Campania? Non è positivo, - spiega - d'altronde siamo sempre stati all'opposizione e ne abbiamo anche pagato un prezzo politico. È arrivato il tempo di presentare una proposta per governare la Campania che sia in grado di unire la coalizione, e noi lavoreremo per questo con gli alleati».

 

 

 

Da mesi nel campo largo il nome più gettonato per il post De Luca è quello dell'ex presidente della Camera Roberto Fico, che però non è l'unico candidato del M5S che ha qualche chance, si affaccia anche l'ex ministro Sergio Costa. A rigore, dopo la serie di candidature incassate dai dem, nel 2025 qualcosa dovrebbe andare ai pentastellati. Dipenderà prevalentemente dai rapporti che si intercorreranno tra la segretaria del Pd e Giuseppe Conte. Tenendo presente che l'altra regione che andrà al voto è la Toscana, dove dovrebbe essere in gara per il secondo mandato il dem Eugenio Giani, che ha grandi difficoltà a concludere un accordo con i pentastellati. Ragionevolmente quindi Roberto Fico parte avvantaggiato ma la partita non è chiusa. E sarà determinata da quello che farà lo sceriffo di Salerno. Ovvero se potrà sfidare tutti per tentare il terzo mandato (insieme ad Italia Viva), o se costretto dall'eventuale decisione di Giorgia Meloni a impugnare la legge approvata la settimana scorsa dal Consiglio regionale, a sostenere da fuori una candidatura di disturbo. Magari sotto le insegne di una nuova alleanza moderata, la tanto vagheggiata Margherita, con Matteo Renzi e con un altro «déjà vu», il sindaco di Benevento, Clemente Mastella.

 

 

 

Il governatore ha già convinto Enzo Maraio, il segretario del piccolo Partito socialista: «Apprezzo il grande sforzo - sostiene - che Elly Schlein testardamente sta facendo per tenere insieme il centro sinistra nazionale anche perché la politica dei veti ci ha fatto perdere tante sfide in Liguria e anche in altre realtà. Ma così come ha preso posizioni coerenti in altre parti d'Italia non posso che invitare Elly Schlein a tenere la stessa posizione qui in Campania: stare tutti insieme per vincere partendo da Vincenzo De Luca». Un'ipotesi dell'irrealtà, la segretaria non potrà che tenere le porte sbarrate al Governatore, che è stretto anche dall'assedio che i suoi «proconsoli» stanno portando avanti: i commissari Antonio Misiani (regionale), Susanna Camusso (Caserta), il deputato Marco Sarracino e l'europerlamentare Sandro Ruotolo.

 

 

In casa Pd si prende in esame anche l'ipotesi di rottura con Giuseppe Conte, ed in quel caso il più «solido» a cui chiedere una mano in una partita che sarebbe comunque disperata, è il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Un sacrificio che costerebbe tantissimo al primo cittadino, che è molto più interessato alla Presidenza dell'Anci (che si assegnerà a Torino tra dieci giorni). Lo sceriffo però resta pienamente in campo, e non perde occasione per sottolineare il suo dissenso verso la casa madre. Anche sulle elezioni americane, l'ex sindaco di Salerno ha tirato le orecchie alla segretaria: «Trump ha vinto, sembrava dovesse essere travolto da un'immagine nuova, ma ha stravinto, e c'è una lezione che vale anche per l'Italia , che noi abbiamo adottato da sempre e che ricordiamo anche alla sinistra italiana: decidono i quartieri, non i salotti». Dove naturalmente i salotti sono quelli di Elly Schlein (magari a casa di qualche cantautore e regista), ed i quartieri invece le zone di radicamento del partito di De Luca. Insomma la scazzottata continua.

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