Rai, altro che TeleMeloni: ecco i TeleSoloni. Fango di Report sulla sorella di Giuli
Report, pur di inchiodare il governo, se la prende con la sorella del ministro della Cultura Antonella Giuli, accusandola di lavorare nel weekend per Fratelli d’Italia e Arianna Meloni, sebbene fosse dipendente della Camera e quindi incompatibile per quel ruolo. Peccato, però, che quella che doveva essere l’anticipazione di un grande scoop, alla fine, si è rivelata l’ennesimo buco nell’acqua, anzi peggio. Ha rappresentato l’entrata a gamba tesa di una mala politica nella vita privata di un genitore-lavoratore che sfrutta ogni momento libero al fine di aiutare il figlio in difficoltà. La giornalista per smentire l’ennesima fake news, infatti, ha dovuto rendere pubblico un aspetto della sua esistenza, di cui, senza l’ingiustificata intromissione, si poteva tranquillamente fare a meno di discutere: «Si può costringere – scrive la diretta interessata in una lettera pubblica – una donna, una madre, una professionista che gode della stima dei suoi datori a rivelare la verità dolente di una vita privata funestata dalla malattia di un bambino di 7 anni irreversibilmente malato?». Alla sorella della premier, spiega, è legata solo da un «rapporto limpido e pubblico di amicizia, fondato (perché negarlo) su un passato di comune militanza nella destra».
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A confermarlo lo stesso partito della premier, per cui «è completamente falso che Giuli abbia lavorato per la comunicazione dopo essere stata assunta alla Camera. Chiunque racconti o faccia intendere altro sta diffondendo informazioni non veritiere a scopo diffamatorio». A smentire Report, d’altronde, è la stessa sinistra parlamentare, che da sempre ha potuto contare sull’apporto della dottoressa dell’ufficio stampa quando si è trattato di organizzare conferenze. «Un accanimento mediatico – spiega Lucio Malan, capogruppo di FdI in Senato – indegno per una trasmissione del servizio pubblico». Federico Mollicone parla addirittura di «barbarie». Da Montaruli, passando per Speranzon fino a Kelany, non mancano i messaggi di solidarietà. Vicinanza, in tal senso, pure dagli alleati di governo. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, accusa i progressisti di aver trasformato una madre in «un bersaglio politico». Più duro Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato, che scagliandosi contro Report, definisce il format «l’Hamas della tv».
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Lo stesso campo largo finisce col frammentarsi sulla vicenda. Per la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi «la lotta politica non può arrivare al punto di colpire le famiglie», mentre per Laura Castelli, presidente di Sud chiama Nord, siamo di fronte a una «caccia alle streghe». Un polverone, dunque, che costringe Ranucci a spiegare come la sua trasmissione non abbia «alcuna morbosità» nei confronti della Giuli, né del fratello ministro. «Nessuno – sostiene - ha contestato il fatto di essere vicina ai suoi figli, ci mancherebbe. Qualsiasi speculazione giornalistica su questo tipo di interpretazione è puro sciacallaggio». A prendere le distanze dal conduttore, intanto, è il sindacato della tv di Stato: «Chi ha la sfortuna di dover assistere un familiare con una disabilità grave - afferma Antonello Palese, segretario di Unirai - deve subire il chiacchiericcio odioso quanto miserabile di chi lo dipinge come uno scansafatiche. È ancora più grave, poi, se questo viene addirittura amplificato dai media». A difesa di Report il solo Pd, che mediante il braccio destro di Schlein Sandro Ruotolo, accusa la destra di minacciare la trasmissione «per le sue inchieste giornalistiche», al fine «di ridurre tutti a megafono del padrone».
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