Migranti, nuovo stop da un tribunale al governo. Salvini attacca le "toghe comuniste"
Sul tema migranti si riaccende lo scontro tra governo e magistratura. La maggioranza tira dritto e la premier, ai giornalisti che le chiedono se esista il rischio di un nuovo fallimento dei trasferimenti in Albania, risponde secca: "Ancora? Avete la fissazione...". Ma mentre, confidando nel decreto 'Paesi sicuri', si lavora all'organizzazione dei prossimi trasferimenti nel centro di Gjader, dal tribunale di Catania arriva una nuova bocciatura dei respingimenti, la Lega attacca e l'Anm definisce senza mezzi termini "insostenibile" il clima nei confronti dei magistrati. A scatenare la nuova bufera è la decisione del Tribunale di Catania che non convalida i trattenimenti di alcuni migranti originari di Egitto e Bangladesh, non ritenendo i due paesi sicuri. Il provvedimento applica la normativa europea in quanto prevalente su quella italiana, anche sul decreto ad hoc di recente licenziato dal Cdm.
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La decisione fa scattare la replica dura e immediata della Lega: secondo il ministro Matteo Salvini "per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicao le leggi, il Paese insicuro ormai è l'Italia". "L'Egitto è un Paese sicuro per tutti, tranne che per i clandestini che, secondo alcuni giudici di sinistra, non possono tornarci - rincara la dose una nota del Carroccio - Per Pd e toghe rosse i clandestini devono rimanere tutti qui". Per il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, "spetta allo Stato individuare i Paesi sicuri" e "la decisione dei giudici del Tribunale di Catania appare perseguire l'unico fine di ostacolare qualsiasi azione volta a contrastare l'immigrazione illegale di massa". Mentre il responsabile immigrazione di Forza Italia, Alessandro Battilocchio, ribadisce che "le continue invasioni di campo e le polemiche strumentali non fermeranno il governo".
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Da Bologna il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia rinnova la sua preoccupazione: "Questa insofferenza nei confronti del potere giudiziario sembra allargarsi al macchia d'olio", evidenzia, "non abbiamo paura e non ci lasciamo intimidire". "La funzione giudiziaria deve essere rispettata per quello che è - prosegue - un potere indipendente dal governo che non può soggiacere alle attese del governo, anche se il tema dell'immigrazione è un tema centrale nelle politiche governative, ma non ci si può attendere dai magistrati che siano consonanti rispetto alle politiche di governo". La tensione resta alta, mentre il botta e risposta con la Lega va avanti a suon di note stampa: "Santalucia e tanti suoi colleghi magistrati vanno rassicurati - scrive il Carroccio - l'unico ostacolo all'esercizio del loro delicatissimo lavoro sembra essere la tendenza a partecipare a convegni e talk show quando sarebbe auspicabile vederli sempre di più in tribunale".
Intanto a Lampedusa la nave Libra si prepara a un nuovo trasferimento verso l'Albania, come conferma anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che si dice "fiducioso" che "le operazioni possano riprendere". La data per la partenza non è stata ufficializzata, ma alcuni migranti sono già sulla nave e, in considerazione dell'alto numero di sbarchi delle ultime ore, altri probabilmente ne arriveranno.
A far discutere la politica c'è anche il provvedimento con cui il Tribunale di Roma accoglie il ricorso presentato proprio da uno dei primi dodici naufraghi trasferiti in Albania, che rinvia alla Corte di giustizia europea il decreto 'Paesi sicuri', sollecitando una risposta urgente. Nel pomeriggio una nota di Palazzo Chigi fa sapere che la premier ha ricevuto il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli. Un segnale distensivo che inserisce l'incontro "nell'ambito di una proficua e virtuosa collaborazione, nel rispetto dell'autonomia delle differenti Istituzioni".
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Ma anche da Palazzo dei Marescialli passa lo scontro con le toghe, che chiedono l'apertura di una pratica a tutela dei giudici di Bologna responsabili del provvedimento di rinvio alla Corte di Giustizia Ue proprio sul decreto Paesi sicuri. Il documento stigmatizza le "dichiarazioni fortemente polemiche di titolari di altissime cariche istituzionali". "Questa situazione determina una inaccettabile pressione sui giudici - sostengono le toghe - e un obbiettivo condizionamento per quelli che in futuro si dovranno occupare delle medesime questioni; essa, pertanto, vulnera l'indipendenza dell'intera magistratura". Il testo porta la firma dei togati di Area, Md e Unicost, degli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda, e di tre laici - Roberto Romboli (Pd), Michele Papa (M5S) ed Ernesto Carbone (Iv) -, mentre Magistratura Indipendente si spacca e a supporto del documento arrivano le firme di 4 consiglieri su 7.