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Egitto "non sicuro" solo per i migranti. L'ultima dei giudici, l'ira del centrodestra

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Per alcune toghe non basta il decreto sui Paesi sicuri varato dal governo per superare lo stop al trasferimento dei migranti irregolari nei centri in Albania. Il tribunale di Catania, infatti, non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. Dopo il pronunciamento del tribunale di Roma che ha portato al nuovo decreto sui paesi sicuri, oggi i giudici di Catania nel provvedimento applicano la normativa europea ritenendola prevalente su quella nazionale. È il primo provvedimento in materia dopo il decreto sui Paesi sicuri firmato dal Governo Meloni.  "Una lista di paesi sicuri non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità di tale designazione con il diritto dell’Unione europea e in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani che investono le libertà di un ordinamento democratico" scrive il giudice Massimo Escher.

 

Una decisione che scatena la reazione delle forze di maggioranza. "L’ Egitto è una meta sempre più gettonata per le vacanze, tanto che nel 2023 ha segnato un numero record di visitatori: 14,9 milioni, di cui 850mila dall’Italia. In altre parole, l’Egitto è un Paese sicuro per tutti, tranne che per i clandestini che - secondo alcuni giudici di sinistra - non possono tornarci. Pensare che per la sinistra e l’Anm a essere insicura dovrebbe essere l’Italia perché governata dal centrodestra. Eppure, per Pd e toghe rosse i clandestini devono rimanere tutti qui", tuona la Lega in una nota. E Matteo Salvini: "Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo", promette battaglia il leader della Lega. "Le toghe rosse tornano a colpire", dichiara il senatore Salvo Sallemi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia a palazzo Madama, quella di Catania " è l’ennesima sentenza che dimostra come alcuni giudici ideologizzati vogliano arrogarsi il diritto di stabilire quale sia un Paese sicuro pur non avendo le informazioni necessarie per farlo, che invece possiede un Governo attraverso una serie di scambi con intelligence e organizzazioni internazionali. Di qui il decreto approvato il mese scorso, che queste toghe rosse vorrebbero aggirare contravvenendo così alla richiesta degli elettori italiani di avere più sicurezza nelle proprie città". 

 

In ogni caso, il modello Albania "va avanti con ancor più convinzione". Nessuno stop, dunque, "anche perché quel che sta accadendo conferma quel che sostenevamo sin dal principio: il problema non è il Memorandum firmato con Tirana, il problema vero è che, stando alle pronunce di alcuni giudici, i rimpatri non avrebbero più ragione d’essere, dovremmo tenerci tutti gli irregolari in Italia. E così non può andare...". Fonti di governo all’Adnkronos non nascondono "la rabbia", così la definiscono senza giri di parole, per il nuovo stop arrivato da un Tribunale. "Una scelta politica che non spetta ai giudici", la convinzione che rimbalza nel governo.

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