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Dossier, gli spioni copiarono un hard disk della Digos. Usato un cripto-fonino

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Rita Cavallaro
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La «banda» di spioni che bucava le banche dati nazionali rubava informazioni riservate anche alla Digos. La circostanza emerge dall'informativa agli atti dell'inchiesta sul dossier a Milano, l'associazione a delinquere con al vertice, secondo gli inquirenti, Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera, Cesare Gallo, l'ex super poliziotto antimafia, e Nunzio Samuele Calamucci, l'ideatore della piattaforma per esflitrare dati coperti da segreto. È alla società Equalize, che godeva della fiducia dei clienti grazie ai rapporti istituzionali trasversali del titolare Pazzali, che si era rivolto a un poliziotto della Digos di Milano, convinto di trovare, anche grazie alla reputazione di Gallo, «tecnici riservati e qualificati». L'agente del commissariato di Porta Ticinese aveva consegnato un hard disk da riparare con dati di lavoro. Il gruppo aveva assicurato discrezione e invece ha saccheggiato tutto il contenuto. «Certo che son messi male lì in Digos», dice Calamucci a Gallo il 16 giugno 2023, «l'hard disk dove hanno salvato i lavori non... come fate ad andare avanti così? Lui mi ha detto... che riceve un cazziatone se fa presente sta roba... va beh... ci sarà qualche indagine che ci serve no?».

 

 

 

E Gallo chiede di fare una copia: «Certo... tu prendi tutto comunque». Una settimana dopo il poliziotto chiama Equalize, per sapere se gli hacker fossero riusciti a recuperare i dati dall'hard disk. «Me lo dovrebbero tornare il ventotto!... Con una copia su una chiavetta insomma, perché quello lì è proprio un guasto meccanico!», spiega Calamucci. «Fantastico... perché c'erano proprio cose salvate... un po' di cose di lavoro», si rallegra ingenuamente l'uomo della Digos Ironizza l'hacker: «Cose vostre insomma! ». Che a quel punto erano diventate anche «cose loro». Un gran numero di informazioni riservate che si aggiungevano a un «archivio infinito», composto dai documenti raccolti da Gallo negli annidi lavoro, tra cui i fascicoli di Giulio Andreotti, dall' hard disk di Calamucci, che contiene oltre 800mila Sdi esfiltrate illegalmente, e dalle informative «rubate» da Vincenzo De Marzio, nome in codice «Tela», l'ex carabiniere che si era occupato del rapimento di Abu Omar e che, poco prima di andare in pensione, si era illegalmente «impadronito del patrimonio informativo ed informatico» della Sezione Antiterrorismo del Ros di Milano. Una marea di file che dal 9 gennaio 2024 la «banda di via Pattari» comincia a catalogare in hard disk criptati e spostare dall'ufficio. «Stiamo facendo un po' di pulizie... perché con Carmine abbiamo snasato degli odori strani che non ci piacciono... ha ricevuto una minaccia lo zio Enri... una minaccia stupida, abbiamo verificato, è tutto finto, però...», rivela Calamucci a un affiliato. «Tale necessità», scrivono i carabinieri, «è legata alle informazioni acquisite da Pazzali il giorno di Santo Stefano del 2023 lasciando intendere un interessamento dell'AG sulla sua persona e più in generale i suoi stretti collaboratori».

 

 

Il capo, insomma, sarebbe venuto a conoscenza di un'indagine e gli hacker si erano messi all'opera per far sparire le tracce. Gli inquirenti li immortalano mentre portano via, come api operose, decine di scatoloni pieni di carte, che vengono conservati nel garage della segretaria della società. Un mega archivio sequestrato, insieme a tutti i supporti informatici, il giorno del blitz della Dda e ora al vaglio degli inquirenti. I carabinieri, in un'informativa dell'ottobre 2022 in cui ci sono 41 pagine di omissis, scrivono inoltre che Gallo «dispone di un cripto-fonino con tecnologia israeliana». Negli atti si dà conto anche della presenza di funzionari di Palazzo Chigi nella sede degli spioni all'epoca del governo Draghi. «Dall'inizio dell'attività tecnica si è già accertato che presso gli uffici della Equalize si sono già recati funzionari della Presidenza del Consiglio dei Ministri le cui conversazioni non sono state oggetto di sunto e trascrizione. Tale evidenza però dimostra l'entratura dei soggetti con i quali ci si sta approcciando e la ragnatela di conoscenze e contatti di cui dispone. Allo stesso tempo si è accertato che gli stessi non hanno alcun ruolo organico con apparati di sicurezza nazionali», si legge.

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