l'intervista

Trump, Di Giuseppe: "Negli States 16 milioni di italo americani. Vittoria schiacciante"

Giuseppe China

«Negli Stati Uniti vivono sedici milioni di italoamericani, una comunità di chiare radici repubblicane. Quindi - sostiene il deputato di Fratelli d’Italia, eletto nella Circoscrizione estero, Andrea Di Giuseppe - ritengo che sarà un fattore decisivo delle elezioni presidenziali e che si schiererà in maggioranza per Donald Trump».

I sondaggi prevedono un testa a testa tra la candidata democratica Kamala Harris e l’ex inquilino della Casa Bianca. Il cosiddetto «too close to call» è un’ipotesi realistica?
«Secondo me quella di Trump non sarà una vittoria sul filo di lana, anzi si imporrà abbastanza nettamente. Le dico questo perché basta mettere a confronto la credibilità dei due candidati. La democratica Harris, al di là dell’ideologia, è vuota di contenuti; al contrario Trump, come ha dimostrato in passato, è portatore di certezze che possono piacere o meno».

Quali sono gli aspetti dell’ex presidente Trump che più apprezza?
«Innanzitutto la coerenza politica, anche alla luce di quanto ha fatto nel precedente mandato, quando è riuscito a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. E ancora la sua visione in campo economico e sociale: rispetto al primo tema, in caso di un’elezione bis, imporrà un netto taglio delle tasse e una serie di agevolazioni per le imprese statunitensi; per quanto riguarda il secondo penso alla questione primaria dell’immigrazione illegale che verrà messa al bando. Mi faccia aggiungere un concetto».

  

Prego.
«Non bisogna dimenticare il suo pragmatismo, tipico dei “business men” (uomini d’affari, ndr) come lui. Un tratto del carattere che può avere importanti conseguenze nei conflitti in corso: come per esempio in Ucraina e in Medio Oriente. Egli è conscio del fatto che le guerre hanno rilevanti costi umani ed economici, dunque pure nell’approccio strategico e internazionale assisteremo a qualcosa di opposto rispetto a quanto visto con Joe Biden. Detto in altri termini il candidato repubblicano non è certo una persona che “bussa e chiede permesso” per ottenere stabilità sullo scacchiere internazionale».

Nell’ottica del rapporto tra Italia e Stati Uniti cosa potrebbe cambiare in caso di vittoria di Trump?
«Il nostro Paese, anche grazie alla credibilità del premier Giorgia Meloni e degli italiani stessi, diventerebbe un interlocutore privilegiato degli Stati Uniti. Avremmo due amministrazioni di stampo conservatore e il dialogo sarebbe naturale. Quindi immagino l’Italia come ponte di collegamento degli interessi europei».