Conte progetta il futuro con una donna al comando. Il piano per il M5S
Caro Direttore, profumo di donna: per Conte, tra la pochette e il fazzoletto, potrebbe spuntare un rossetto. Dopo la cilecca in Liguria, con la Schlein non c'è proprio verso di vedere scintille a sinistra. Così - in attesa della sbandierata Assemblea Costituente del M5S e con lo spettro di un colpo di scena di un furente Beppe Grillo - l'avvocato del popolo si sta rimboccando le maniche. Se disarcionato, proverà a puntare su un volto femminile per la successione. Ha già in mente tre donne di ferro tra le quali scegliere: Alessandra Todde, l'eroina sarda che, grazie a una politica ea una comunicazione efficace, sta facendo reale opposizione al governo Meloni; Barbara Floridia, presidente della commissione di vigilanza Rai, fautrice del digitale e dell'IA, grazie alla storica vicinanza con Davide Casaleggio nonché custode della “fu” piattaforma Rousseau; ultima ma non ultima, Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, azzoppata dai giudici. Ma Conte ama fantasticare e, visto che il desiderio di rientrare a Chigi è al momento infattibile, ha deviato le sue fantasie e ora sogna perfino di essere “adottato” da Marina Berlusconi. Pare che i due si siano incontrati in gran segreto e che il leader pentastellato ne sia rimasto affascinato. La realtà, però, è un'altra cosa. Dopo la Liguria, Giuseppi è a un bivio: cambiare tutto, dando una scossa al Movimento - e alcune voci dicono che ciò accadrà nella Costituente di fine novembre oppure non cambiare niente, rischiando di rendersi irrilevanti, come auspicato perfidamente da Beppe Grillo. Conte deve tutto al comico genovese che, nel 2018, da “avvocatino” dello studio del grande giurista Guido Alpa e professore anonimo, lo trasformò in un leader politico. Forte di un ego smisurato, Peppiniello ha deciso di emanciparsi, svestendo i panni della marionetta per calarsi nel ruolo di burattinaio. Rischiando, tuttavia, di mandare a fuoco il teatrino il cui sipario è già logoro, tanto che la stessa base grillina ora chiede risposte concrete.
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Conte, sicuro di avere la disponibilità del simbolo, che per i giuristi però rimarrà nelle mani di Grillo - con l'incognita che potrebbe inserirsi Luigi Di Maio, forte di un'associazione tra Giggino e Davide Casaleggio - punta per il 2027 a una coalizione “campo morto”, coinvolgendo Pd, Avs e una quarta forza liberale che però non sia Italia Viva di Matteo Renzi, il Rottamatore (di Conte) che, giustamente, se la ride. Per ora, comunque, l'attenzione è concentrata su Umbria ed Emilia-Romagna, a cui si aggiunge la Campania, con la ricerca di una candidatura che già dà adito a scontri sotterranei dentro M5S tra Roberto Fico e Sergio Costa. La Campania è una spina nel fianco dell'ex premier, tra le ambizioni di Fico e quelle del suo amico sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ambisce, pure lui, alla poltrona di governatore al posto di Vincenzo De Luca. Da furbo cerchiobottista in pole per guidare l'Anci, Manfredi sarebbe forse l'unica figura in grado di compattare il mai nato “campo largo” e rendere più ardua la corsa al centrodestra. Altro argomento principe di cui discuteranno i grillini all'Assemblea sarà l'apertura al terzo mandato, con una soluzione molto democristiana: chi ne ha completati due potrebbe ricandidarsi solo a livello locale, comunale o regionale che sia. Di solito il percorso è inverso, ma cosa non si fa pur di serrare le fila. Infatti, non sorprende neanche il fatto che Conte voglia rinnovare la squadra dei vicepresidenti, risparmiando forse solo Paola Taverna, senatrice contiana “ultras”. Alla vicepresidenza ambisce Virginia Raggi, con Grillo e Toninelli dietro le quinte: “l'ex fatina” aspetta la scadenza del mandato di Conte per sfidarlo apertamente.
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Molta curiosità destano le “indicazioni” di Marco Travaglio, gran cantore finora di Conte, tanto che sembra voglia riesumare, in versione più giustizialista che mai, il Grande Fratello Rocco Casalino e quel simpatico “tupamaros bianco-azzurro” di Alessandro Di Battista. E, come se non bastasse, sul tavolo della Costituente si discuterà della successione di Grillo come Garante, un ruolo che potrebbe diventare elettivo. Sembra infatti che Conte abbia chiesto all'ex presidente della Camera, Roberto Fico, la disponibilità a sostituire Grillo qualora sfumasse la sua candidatura in Campania. In mezzo a tutto questo caos, qualche nostalgico inizia a rimpiangere Di Maio: Luigi, quatto quatto, tomo tomo, gode ormai della stima di Meloni, di Tajani e persino di Draghi, nel suo ruolo di inviato speciale Ue per il Golfo Persico dopo il grande successo del primo summit della storia, da lui organizzato, tra i leader dell'Unione Europea (tra cui Macron e Meloni) e gli emiri dei Paesi del Golfo. Tra una trovata e l'altra, il Conte “pochettato” si ritrova oggi come un tribuno che parla a un pubblico sempre più scettico e sempre meno incline a seguirlo, dopo i deludenti risultati elettorali, tanto che a giugno scorso nemmeno Grillo si è risparmiato dal commentare: “Ha preso più voti Berlusconi da morto”. Insomma, il M5S è una svolta storica: sciogliersi per non tradire il sogno originario o rifondarsi come un vero e proprio partito.
L'ex premier è terrorizzato da tutto, perfino dalla fronda animata dall'ex fedelissima Mariolina Castellone, da tempo insofferente della sua schizofrenica gestione. Alla domanda se, dopo la sfida tra Conte e Grillo, come in Highlander, alla fine ne resterà uno solo, Davide Casaleggio risponde: «Sì, ne resterà uno solo, di elettore». Insomma, in articulo mortis, Giuseppe Conte rischia di dover sostituire la pochette con un fazzoletto: gli servirà per asciugarsi le lacrime.