politica e giustizia

Dl Albania, Salvini: "Giudice comunista, cambia mestiere e candidati"

Luca De Lellis

L’ennesimo capitolo di uno scontro interminabile tra Matteo Salvini e le toghe, iniziato con il processo Open Arms ancora in corso. “Un’altra sentenza anti-italiana da parte di un giudice comunista”, tuona il leader della Lega durante un video postato sul suo profilo X, in merito alla decisione del Tribunale di Bologna di demandare alla Corte di Giustizia europea il caso di un cittadino del Bangladesh che aveva richiesto la protezione internazionale. In sostanza, quello che chiede il presidente del Tribunale Pasquale Riccardo e i suoi colleghi, è individuare quale sia la norma prevalente – comunitaria o nazionale – alla luce dell’ultimo decreto sui “paesi sicuri” (soprannominato decreto Albania). Un decreto che ha come orizzonte principale quello di rendere operativi i centri di identificazione in Albania.

 

  

“Ognuno può sentirsi libero in democrazia di essere comunista, ma allora non puoi fare il giudice. Loro smontano di notte il lavoro che facciamo per difendere la sicurezza e i confini italiani, dicendo che non si può espellere nessuno e che c’è il rischio del fascismo e del nazismo”. E’ questo l’affondo mosso da Salvini, che poi individua una discontinuità rispetto al resto dei paesi europei e mondiali: “A differenza di tutti gli altri dobbiamo mantenere qua i clandestini senza espellerli, senza detenerli e senza mandarli in Albania”. Quindi lancia un appello al responsabile della scelta di chiamare in causa la giustizia europea: “Signor giudice, se sotto la toga hai la bandiera rossa, toglitela e cambia mestiere, piuttosto candidati con Rifondazione Comunista. Però non puoi non applicare le leggi che fanno Governo e Parlamento per difendere i confini. Per fortuna siete una minoranza rispetto agli altri 9000 magistrati, ma una minoranza che fa il male degli italiani”.

 

La richiesta del giudice, spiega anche il presidente del Tribunale di Bologna, ha come obiettivo primario quello di capire se conformarsi al diritto dell’Unione Europea. In secondo luogo, poi, è necessario anche comprendere quali siano i “paesi sicuri” di cui parla il decreto. Salvini però ribadisce: “Esistono troppe sentenze ormai che impediscono di fare ciò che i cittadini hanno voluto eleggendo democraticamente i loro rappresentati”. Per poi ritornare proprio su quel procedimento a suo carico che lo vede imputato per aver scelto, in qualità di ministro dell’Interno durante il governo Conte I, di bloccare lo sbarco della Ong Spagnola Open Arms che aveva a bordo 147 migranti nell’agosto 2019. “Tra 51 giorni saprò se sarò colpevole o assolto per aver difeso i confini: sempre più orgoglioso di averlo fatto, da ministro e da italiano che ha a cuore la sicurezza del suo Paese”.