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M5S, Grillo attacca: "Si muore traditi dalle pecore". Ma Conte tira dritto

"Si muore più traditi dalle pecore che sbranati dal lupo". Arriva in 10 parole, accompagnata dalla fotografia di un lupo su una storia di WhatsApp, la nuova stilettata di Beppe Grillo all'indomani della sconfitta in Liguria del Movimento 5 Stelle. Il garante M5S, che non è andato neanche a votare nella sua regione, sembra attaccare di nuovo Giuseppe Conte e i suoi fedelissimi, e quel progetto di assemblea costituente rispetto al quale si è detto piuttosto intenzionato a "estinguere" il Movimento. Dal canto suo, il leader M5S si assume la responsabilità della sconfitta e a chi gli chiede della sua leadership ribadisce: "Le leadership sono sempre in discussione nel momento in cui non c’è consenso" e "noi stiamo facendo un’assemblea costituente e come sapete discutiamo di tutto”. Conte quindi tira dritto: il processo costituente va avanti e, per quanto riguarda le alleanze, il no a Renzi resta, più netto che mai. Non ci si può fermare a leccarsi le ferite, tanto meno pensare troppo allo sconfortante 4,56% registrato ieri. L'astensionismo è di certo un problema - è il ragionamento all'interno del Movimento - e per questo serve un progetto credibile e lavorare pancia a terra sui contenuti, anche in vista delle regionali di Emilia Romagna e Umbria, fissate per il 17 e 18 novembre.

 

  

 

Non a caso, il giorno dopo la serataccia ligure, l'ex premier raduna i parlamentari M5S per fare il punto sulla contromanovra, mentre proseguono i lavori in vista della costituente. Niente lacrime sul latte versato è la linea, anche se qualche parlamentare in Transatlantico un pensiero a quanto successo ieri lo fa e il commento piuttosto stizzito è al "brindisi a distanza che avranno fatto Grillo e Renzi, dopo il sabotaggio del Movimento". "Con Renzi in Liguria i voti sarebbero stati ancora meno - scrive il vicecapogruppo alla Camera, Agostino Santillo - E in ogni caso governare con lui significa instabilità e inaffidabilità assoluta". Però non mancano voci critiche all'interno del partito. Duro è l'ex ministro e componente del collegio dei probiviri M5S, Danilo Toninelli che, dopo la frecciata mattutina arrivata dal fondatore del Movimento, rincara la dose: "Grillo ha fatto benissimo a non andare a votare, perché in Liguria il Movimento 5 stelle non c'era, ma c'era il partito di Conte".

 

 

"I candidati non sono stati votati dagli iscritti - aggiunge -, ma scelti da Conte e non è stato fatto un contratto di governo, che unisse sui temi gli alleati del cosiddetto campo progressista, ma si è scelto di farne parte sulla base di una scelta di Conte. Quindi non ha perso il Movimento 5 stelle, ma ha perso Giuseppe Conte". Pronta la replica della vicepresidente Paola Taverna: "Questa non era la lista di Conte, ma del M5S. E se oggi abbiamo il 4,5%, probabilmente, dipende anche da una guerra interna che sta facendo molto male al Movimento". Certo è che preoccupazioni, e con buona probabilità più di un malumore, nel Movimento non mancano, tant'è vero che la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone scrive in una lettera all'Huffington Post che "la guerra Conte-Grillo non giova a nessuno", invitando a "fermarsi e ripartire dalla nostra storia". Mentre la senatrice Barbara Guidolin commenta il voto in Liguria così: "Percentuali tanto basse sono una conseguenza dell'incapacità del M5S di oggi di interpretare le esigenze del Paese, aggiornandosi senza rinnegare il passato. Ci siamo adattati a vecchi schemi politici seguendo soprattutto il principio della sopravvivenza e dei personalismi". E a chi, in risposta, offre il processo costituente, risponde: "Certo, ma se alla fine si rivelasse solo uno strumento per cambiare le regole fondative sarebbe l'ennesima batosta".