Liguria, l'affluenza in calo aiuta Orlando. Renzi e Genova decisivi
Liguria sott'acqua per la prima giornata elettorale. È l’incognita che peserà sull’affluenza. Alle 19 avevano votato il 30,19% degli aventi diritto, in calo rispetto al 2020 (32, 10), più marcato a Savona ed Imperia, le zone colpite dal maltempo. Sarà comunque un dato rilevante per i due principali candidati, che infatti si sono precipitati a chiedere fino all’ultimo la partecipazione degli elettori. Dice Marco Bucci, il front man del centrodestra: «Votare è un'espressione di democrazia e libertà, ogni voto può fare la differenza». Gli risponde Andrea Orlando, lo sfidante del campo largo (senza Matteo Renzi): «Votare è un diritto, ma anche un dovere per decidere il presente e il futuro della Liguria». Appelli rituali, che però nella sfida che si combatte nella Regione, assumono una particolare importanza. Secondo gli analisti una bassa partecipazione favorirebbe il centrosinistra, una affluenza più alta il centrodestra. L’altra variabile determinante è Genova: come voterà la città della Lanterna?
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Chi vince nel capoluogo, difficilmente viene superato nelle altre tre province. Nella sua area metropolitana hanno diritto al voto 733.633 elettori, nella provincia di Savona 244.411, seguono quella di La Spezia, 187.281, fanalino di coda Imperia, 182.411. L’ex ministro dem viene da La Spezia, città al confine con la Toscana, ma la sua carriera politica è stata romana, mentre Marco Bucci è sindaco di Genova dal 2017. Ed è soprattutto il commissario del Ponte Morandi, un’opera realizzata in tempi rapidissimi dopo la tragedia, considerata sia a destra che a sinistra un vero e proprio modello. Due caratteri agli antipodi: lo spezzino è considerato un algido, un discreto galleggiatore nelle acque agitate della sinistra capitolina, il primo cittadino è un uomo concreto, un amministratore che si concentra sulle soluzioni, più che sui dibattiti. Il confronto tra i due è stato agitato, una campagna elettorale combattuta con toni aspri, anche per come è iniziata. Ovvero con le dimissioni anticipate (e forzate) del governatore Giovanni Toti, dopo 80 giorni di carcerazione domiciliare.
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E con la sinistra in piazza a "celebrare" i processi, convinta di aver già vinto le elezioni. A cambiare completamente il quadro, è stata proprio la decisione di scendere in campo di Bucci. Da allora il Pd ha preso la consapevolezza che la sfida non era più tanto sicura, ed Elly Schlein è arrivata a Genova per tre fine settimana di seguito per scortare il suo candidato. Nel centrodestra il leader nazionale che si è visto con maggiore frequenza è stato Matteo Salvini, accompagnato sempre dal viceministro Edoardo Rixi, che fino all’ultimo è stato un possibile candidato del centrodestra. Orlando invece se l’è dovuta vedere con le indecisioni di Giuseppe Conte, che in un primo momento aveva avanzato la candidatura del suo senatore Luca Pirondini. Poi c’è stato il pugno duro del leader M5S che ha portato all’esclusione di Matteo Renzi dal campo largo. Creando così l’ultima incognita. Come voterà quell’1-2% di elettori che guardano ad Italia Viva? Pochi voti ma pesanti. Le risposte arriveranno nel pomeriggio.